VINCE MA NON SE NE ACCORGE, L’ULTIMA FOLLIA DI MARAT SAFIN
Era tutto perfetto. Un traguardo rotondo appena raggiunto, quello dei 400 successi in carriera, e la possibilità di festeggiarlo sul cemento di casa. Tutto perfetto per chiunque, ma non per quel genio della sregolatezza che è Marat Safin. L’ultima dell’ex talento del tennis mondiale è un mix di sbadataggine e innocente distrazione che non può non far sorridere gli amanti del tennis e i suoi sempre numerosi estimatori.
TRE SET – Gioco, partita e Safin vince l’incontro al primo turno della “Kremlin Cup” di Mosca. In tre set, soffrendo un po’ contro il modesto israeliano Noam Okun. Ma non se ne accorge: si avvicina alla panchina, si siede, si asciuga il sudore dalla fronte. Per prepararsi al cambio campo e alla ripresa del gioco. Convinto che gli manchi ancora un game per vincere la partita. Tra lo stupore generale è il giudice di sedia, Carlos Bernardes, a chinarsi verso Safin e ad annunciargli la fine del match: “Marat, hai vinto!”.
SORRISI – Il russo, senza nascondere un certo imbarazzo, si rialza e, sorridendo, va a stringere la mano al suo avversario (sconfitto per 7-6, 3-6, 6-4 dopo circa due ore di gioco). Con questa vittoria Safin, che è la testa di serie n°7 del torneo, consolida l’ottavo posto tra i tennisti in attività per numero di vittorie (400) in una classifica che vede in testa Roger Federer, a quota 606.
CARRIERA – Per Safin si tratta di una fase abbastanza anonima della sua carriera. Il 28enne non vince un titolo dal 17 gennaio 2005, quando si aggiudicò gli Australian Open in finale con Lleyton Hewitt, e non arriva in finale dal 2006 (proprio nella sua Mosca, sconfitto da Nikolay Davydenko). Attualmente è al 40° posto della classifica Atp, dopo una carriera da eterna promessa, con il punto più alto nel 2000, quando per nove settimane è stato il numero 1.
SREGOLATEZZA – Lo stesso anno aveva vinto il primo dei due titoli del Grande Slam della sua carriera, al cospetto di Pete Sampras a Flushing Meadows. Lo stesso Sampras lo aveva incoronato, affermando che sarebbe potuto rimanere al primo posto per lungo tempo. Previsione sbagliata, anche per colpa di un temperamento e di uno stile di vita spesso al di sopra delle righe. Amante della bella vita (e delle belle donne) e condizionato da qualche infortunio di troppo, Safin non ha mai fatto della continuità la sua miglior virtù. Regalando sprazzi di bel tennis, alternati a prestazioni opache, spesso accompagnate da furiosi lanci di racchetta. Fino all’ultimo episodio, utile per rimettere in vetrina con qualche sorriso l’eterno bambino del tennis.