SATURNO
Come Saturno, il famelico tennis d’oggi divora i suoi figli uno a uno. Piedi, polsi, ginocchia, spalle. E’ tutto un saltar di tendini e giunture, legamenti e cartilagini, fibre rosse e fibre bianche. A poca distanza dal Foro Italico il laser del dottor Parra fa gli straordinari, ma il dottorone e la sua macchinetta non possono essere sempre ovunque. Si gioca tanto, troppo, a tutte le longitudini, e con una intensità per la quale il corpo umano non è fatto.
Eppure, miracolo!, la strage dei favoriti e dei possibili outsider non affligge più di tanto il Foro Italico, che ormai ha raggiunto una dimensione che prescinde da chi la occupa. L’impianto è a livello di saturazione, i Carabinieri arrestano i bagarini con cadenza accelerata e la televisione si adegua, ampliando di un giorno le finestre in chiaro su Italia 1 e di un canale quelle satellitari su SKY. Roma è grande e – sebbene il cuore mi sanguini mentre lo dico – le lacrime che versa sui Federer, sui Nadal, sui Davydenko e compagnia bella, Bolelli incluso, si asciugano in pochi minuti.