SUPERMARIO E L’URNA MALEDETTA
Alla fine SuperMario Ancic riempie di spine la poltrona sulla quale per due giorni mi sono spremuto ed illuso, coronando il maligno disegno del Fato. Vuolsi così colà dove si puote, e neppure la solidità della nostra giovane squadra può opporsi a quanto l’ennesimo sorteggio dispettoso aveva predisposto, opponendoci in trasferta ai campioni del mondo del 2005.
A settembre la Croazia avrà l’occasione per tornare là dove i suoi grandi atleti meritano ampiamente di stare, mentre noi – che poi tanto più scarsi di loro abbiamo dimostrato di non essere – dovremo vedercela con la Lettonia per non scendere dal purgatorio del Gruppo I all’inferno del Gruppo II.
La prestazione di SuperMario non solo conferma che la guarigione dalla mononucleosi (una volta detta “malattia del bacio” ma ormai a pieno titolo degna del soprannome di “malattia del tennista”, visto che uno alla volta se la stanno prendendo tutti) restituisce al Grande Circo un giovane campione che ha tutto, ma proprio tutto, per dire la sua in questa fase di vertiginosa transizione al vertice, ma rappresenta anche un esempio da imitare per i nostri giocatori e i nostri coach. L’Italia è cresciuta tanto, però per diventare vincenti come Ancic gli spazi di miglioramento sono ancora vasti. Ci vogliono lavoro, poi altro lavoro e infine ancora tantissimo lavoro. Solo così neppure gli scherzetti londinesi del destino ci impediranno di tornare prima o poi lì dove, per valore complessivo del nostro movimento, meriteremmo di stare assai più di certi Paesi di cui l’urna, e forse non solo quella, è sempre stata amica.