Nadal: “Non si va in finale senza soffrire. Djokovic? Uno degli avversari più duri, arriva in fondo ogni volta”

È arrivato in finale al Roland Garros senza perdere set, Rafa Nadal, impresa che gli era già riuscita in cinque precedenti occasioni (2007, 2008, 2010, 2012 e 2017), a testimonianza – come se non bastassero i dodici trofei alzati – della sua incontrastata superiorità in questo torneo. In semifinale, non ha mancato l’occasione di prendersi la rivincita contro Diego Schwartzman, che lo aveva battuto appena tre settimane fa a Roma per la prima volta dopo nove sconfitte. Nonostante il bilancio estremamente favorevole per il maiorchino e lo scenario differente, la recentissima vittoria di Dieguito esigeva una particolare attenzione. “Roma è stato il mio primo torneo dopo sei mesi e Diego la prima sfida” ha spiegato Nadal dopo l’incontro. “Credo che l’esperienza di Roma mi abbia aiutato in qualche modo perché ho potuto studiare quel match, analizzare le cose che hanno funzionato e, ovviamente, quelle che non hanno funzionato – la maggior parte, no?”

Di sicuro, fatta salva l’ottima prestazione di Schwartzman, Rafa non ha offerto la sua miglior versione in quella serata romana. Ecco allora la necessità di non farsi trovare impreparati nel penultimo incontro che lo separava dalla coppa. “Abbiamo cercato di andare in campo con un piano, con la giusta determinazione. Penso di aver giocato il match giusto dal punto di vista tattico. Un paio di errori tattici e tecnici a metà del primo set. Per battere un avversario tosto come Diego devi lavorare parecchio e giocare bene per tanto tempo. È quello che ho fatto, no? Ho giocato solido e con la giusta determinazione nella maggior parte dei momenti. Specialmente nel tie-break, ho finito l’incontro giocando bene”.

Se Nadal ha dilagato nel finale, esaltandosi per come ha vinto quel secondo punto che pareva perso, era diventato troppo passivo nei giochi precedenti quando non era stato in grado di mantenere il break di vantaggio e arrivare in discesa alla conclusione. “Avrei dovuto essere un po’ più aggressivo – un po’ – a metà del terzo set quando il punteggio era in mio favore. Ho perso un paio di opportunità per chiudere prima e non soffrire come ho fatto alla fine”. La seconda parte del terzo parziale ha mostrato due volti del fenomeno di Manacor: quello relativamente più insicuro, che molla la presa sull’avversario tra incertezze ed errori evidenti, e quello che ne ha fatto il campione che conosciamo, pronto a riprendere fiducia nei suoi colpi, in particolar modo in quel dritto che, ogni tanto, inizia a cadere nei pressi (se non prima) della riga di battuta e si dimentica di andare deciso in lungolinea.

Quel dritto prepotentemente tornato dominante nel corso di un complicatissimo undicesimo gioco che rischiava di far andare l’avversario a servire per il set porta con sé una grande dose di fiducia. “È importante attraversare l’intero processo. Devi soffrire. Non puoi pretendere di arrivare in finale al Roland Garros senza soffrire. È quello che è successo, ma ho trovato la strada per venirne fuori, giusto? Ho giocato due gran dritti sul 15-40, uno lungolinea sulla parità, poi un serve&volley. Devo giocare in quel modo”. Una consapevolezza ancor più necessaria dopo non aver giocato tornei per sei mesi. “Per credere di poter continuare a giocare così, c’è bisogno di vincere questo genere di match, passare per questi momenti giocando aggressivo con il dritto. Sapere di poter riuscire in questo modo mi fa sentire positivo e in fiducia. E ciò aiuta per il futuro”.

Dopo il quarto di finale con Jannik Sinner – il primo vero impegno di Rafa nel torneo – giocato la sera tardi con freddo e vento, la sfida con Diego si è combattuta in condizioni decisamente migliori sia per il tennis in assoluto, sia per Nadal in particolare, fermo restando che siamo ben lontani dalle più calde giornate di inizio giugno. “Premesso che quest’anno la velocità e il rimbalzo della palla non sono altissimi perché anche di giorno non fa molto caldo, oggi le condizioni sono state fra le migliori del torneo. 16 gradi, non molto vento: le sensazioni sono migliori”. L’unico appunto, come anche Schwartzman aveva rilevato durante l’incontro, riguarda le ombre: “Hanno creato difficoltà. Il sole attraverso le vetrate è stato un problema per un po’, ma in generale le condizioni per giocare erano ragionevoli. Onestamente, giocare alle 23 con il freddo dell’altra sera è difficile e, in qualche misura, un po’ pericoloso per il corpo, specialmente per un vecchio corpo come il mio” dice Rafa sorridendo.

VERSO LA FINALE – Come da pronostico, Novak Djokovic sarà l’avversario in finale. Insieme a Robin Soderling nel 2009, Nole è stato l’unico a battere Nadal al Roland Garros, nel 2015 ai quarti di finale, in occasione della loro ultima sfida sulla terra parigina; nei sei precedenti confronti, tra cui due finali, Rafa è sempre uscito vincitore, ma non crede che ciò sia un fattore perché sono differenti le circostanze, il torneo e la situazione, riservandosi comunque il diritto di farcelo sapere dopo la finale. Pochi dubbi invece sul livello da esprimere: Se non gioco il mio miglior tennis, la situazione sarà difficile. So che questo è il campo su cui gioco bene da tanto tempo e ciò aiuta, ma allo stesso tempo lui ha dei risultati fantastici qui, arriva in fondo quasi ogni volta. È uno degli avversari più duri, ma io sono qui per dare il meglio. So di dover fare un passo in avanti. Ne ho fatto uno oggi, ma non è abbastanza per domenica e dovrò farne un altro. Ecco quello che cerco. Lavorerò sodo cercando di far sì che succeda”.