USTA: “La bolla divisa in tre livelli. I giocatori hanno tutto ciò di cui necessitano”
Mancano ormai pochi giorni all’inizio del Masters 1000 e dello Slam più improbabili di sempre, quelli che la USTA, la Federtennis Americana, ha voluto cocciutamente organizzare anche in mezzo alle grandissime difficoltà causate dall’epidemia di COVID-19. A partire da sabato 15 agosto i tennisti hanno iniziato ad arrivare nella “bolla” di Flushing Meadows dove si giocheranno uno dopo l’altro prima il Western&Southern Open, torneo combined normalmente di scena a Cincinnati, e lo US Open.
“All’incirca il 90% degli atleti sono già entrati nella bolla – ha detto il Direttore del Torneo Stacey Allaster, che è anche direttore esecutivo del tennis professionistico per la USTA – quelli che parteciperanno alla competizione in sedia a rotelle, che comincia più tardi, arriveranno più avanti, e si tratta di circa una ventina di giocatori. Abbiamo altri venti tennisti in arrivo oggi e poi c’è un piccolo numero di doppisti che non sono riusciti ad entrare in tabellone a Cincinnati ma giocheranno lo US Open che si uniranno a noi tra qualche giorno. La maggior parte è comunque già all’interno del nostro ambiente controllato”.
Si tratta di 350 giocatori, più gli accompagnatori che non possono essere più di tre per atleta, che passeranno i prossimi giorni fino alla loro eliminazione dallo US Open nella “bolla” costituita dal Billie Jean King National Tennis Center di Flushing Meadows, l’albergo ufficiale del Marriott Long Island o quello secondario del Garden City e la relativa transportation. Un ristretto numero di tennisti ha scelto di alloggiare in una casa privata affittata per l’occasione che sarà sorvegliata dalla sicurezza della USTA e costituirà una propria mini bolla a sé stante. “Ogni persona che soggiornerà nelle case private sarà considerata come Tier 1, sottoposta ai test come tale e non potrà entrare e uscire dalla bolla Nel caso in cui tutti gli ospitati della casa avranno lasciato l’edificio e saranno andati al National Tennis Center, sarà possibile avere personale di servizio per effettuare le pulizie o fornire aiuto domestico – ha precisato Allaster – che non verrà mai in contatto con le persone del Tier 1, dovrà portare la mascherina tutto il tempo ma non sarà sottoposto a test”.
In altre parole, se qualcuno dei giocatori volesse un cuoco o una bambinaia presenti nella casa privata mentre ci sono anche loro, queste persone dovranno far parte del Tier 1, dovranno rimanere nella bolla per tutto il tempo e lasciare la casa andando quindi al National Tennis Center nel caso in cui ci sia del personale delle pulizie che entra a sistemare l’alloggio durante l’assenza del giocatore.
Alla teleconferenza nella quale martedì pomeriggio la USTA ha spiegato il protocollo di sicurezza approntato per i due tornei newyorkesi erano presenti a rispondere alle domande della stampa anche il CEO della USTA Mike Dowse e il Dott. Bernard Camins, direttore medico per la prevenzione delle malattie infettive del Mount Sinai Health System e membro del Medical Advisory Group della USTA.
Dowse ha spiegato come la USTA non abbia mai voluto organizzare il torneo “ad ogni costo”, ma che tutti gli sforzi fatti dovevano rispondere a tre criteri guida:
- È possibile organizzare il torneo in modo da preservare la salute e la sicurezza di tutti coloro che saranno coinvolti, dai giocatori allo staff e alla comunità di New York City?
- Organizzare il torneo è nell’interesse del tennis e supporta la missione di crescere e promuovere il gioco del tennis?
- Ha senso dal punto di vista economico, per i giocatori, per la USTA e per l’intero ecosistema tennistico?
Secondo la USTA questo progetto nel quale si sono imbarcati diversi mesi fa, quando New York veniva dall’essere una degli epicentri mondiali della pandemia di COVID-19 e nei campi indoor dell’impianto di Flushing Meadows era stato allestito un ospedale temporaneo per la cura dei malati, la risposta a tutte le domande è sempre stata “sì”.
I protocolli sanitari sono stati riveduti e approvati dal
Center for Disease Control degli Stati Uniti d’America, il Dipartimento della
Sanità dello Stato di New York e il Dipartimento di Sanità e Igiene Mentale
della città di New York.
“La pietra d’angolo di questo programma – ha spiegato il Dott. Camins – è il sistema a livelli disegnato per dividere i gruppi di individui in maniera tale da ridurre al massimo le possibilità di contagio. Inoltre la frequenza dei test permetterà alla USTA di isolare le persone infette che saranno mantenute al minimo dalla politica di distanziamento sociale e di utilizzo universale delle maschere in ogni momento durante la permanenza nelle zone pubbliche della bolla”.
Tutti gli accreditati sono stati divisi in tre livelli, o “tier”: nel primo livello (Tier 1) ci sono tutti i giocatori, gli ospiti, la direzione del torneo, gli arbitri e i membri del team medico per un totale di circa un migliaio di persone; nel secondo livello (Tier 2) ci sono le persone che trasmettono il torneo in televisione – questo gruppo ha pochissima interazione con il Tier 1; infine al terzo livello (Tier 3) ci sono tutti i membri dello staff del torneo, la sicurezza, il parcheggio, gli addetti alla ristorazione, la cui interazione con i membri del Tier 1 sarà ancora inferiore.
L’albergo ufficiale del torneo, il Marriott Long Island, ubicato di fronte alla Nassau Coliseum Arena di Uniondale, una volta casa dei New York Islanders della NHL, era soprannominato dal popolo dell’hockey “Alcatraz” per il suo isolamento. La USTA lo ha quindi trasformato con un progetto denominato “progetto Manhattan”: visto che i giocatori non possono andare a Manhattan, si è portato Manhattan dai giocatori. “Ci sono palestre, una stanza per il recupero fisico – ha detto Allaster – una stanza videogames, un simulatore di golf, simulatori di altri sport, una enorme lounge all’aperto e ogni sera ci saranno diversi venditori di cibo ambulanti”.
La USTA ha già comunicato che uno degli ospiti del Tier 1 è stato trovato positivo a uno dei test per il COVID-19 effettuato. “Si tratta di un evento per cui eravamo preparati – ha commentato il Dott. Camins – la procedura prevede un primo test appena arrivati, con successivo isolamento in camera per le ore che servono per avere il risultato, ed un secondo test circa 48 ore dopo il primo, per poter scongiurare l’ipotesi di un’infezione avvenuta durante il viaggio. In questo caso si è trattato proprio del secondo test che è risultato positivo. La persona, asintomatica, è stata isolata e rimarrà isolata per 10 giorni per vedere se compariranno sintomi. Inoltre la persona con cui questa persona condivide la stanza sarà in isolamento per 14 giorni, periodo più lungo per tenere conto del possibile periodo di incubazione del virus. Nel frattempo, il nostro sistema di tracciamento RFID ci permetterà di capire con quali persone l’individuo positivo è stato in contatto nel periodo di permanenza nella bolla per consentirci di fare test supplementari”.
Nonostante le defezioni che si sono succedute nelle ultime ore, lo US Open a livello femminile potrà contare su 10 campionesse dello Slam, sette ex n.1 e 81 delle prime 100 giocatrici del mondo. A livello maschile, invece, ci saranno sette dei primi 10, otto finalisti dello Slam e 90 dei primi 100 del mondo.
Una volta finita l’avventura allo US Open, i giocatori potranno lasciare New York ed arrivare in Italia per gli Internazionali BNL d’Italia senza dover sottostare alla quarantena, come confermato dal DPCM del 7 agosto scorso. Per quel che riguarda invece chi vorrà andare in altri luoghi, in Austria per il torneo di Kitzbuhel, in Germania per quello di Amburgo o direttamente in Francia al Roland Garros, le federazioni italiane e francesi, FIT e FFT, stanno negoziando direttamente con i governi europei per eventuali esenzioni.