Nadal: «Pronto a giocare, ma in un tennis sicuro per tutti» (Semeraro). Toni Nadal: «Buon compleanno Rafa, questo stop ti aiuterà per superare Federer» (Cocchi)

Nadal: «Pronto a giocare, ma in un tennis sicuro per tutti» (Stefano Semeraro, La Stampa)

Oggi il re della terra compie 34 anni. Le candeline Rafa Nadal è abituato a spegnerle a Parigi, nella sala stampa del Roland Garros, il torneo dello Slam che ha vinto dodici volte, un record quasi surreale se pensiamo che Federer a Wimbledon ha vinto “solo” otto volte. Stavolta festeggerà a Manacor, in famiglia, nella sua Accademia piena di ragazzini che sperano di diventare un mito dello sport come lui. L’isolamento durante la pandemia è stato duro, «ma la vera preoccupazione – dice – è la catastrofe che ha colpito tante persone. Il tennis non è così importante». Chi ama il tennis può comunque contare su di lui: se il Roland Garros verrà recuperato a settembre, anche a porte a chiuse, Rafa ci sarà. Nadal, nel giorno del suo 34° compleanno ci fa un bilancio della sua carriera? «Penso che il bilancio di una carriera si deve fare una volta che è finita. Da ragazzo non mi sarei mai aspettato di raggiungere questi risultati. Sono però sicuro di una cosa: una volta che sarà finita sarò molto felice di quello che avrò fatto».

In questi giorni avrebbe dovuto essere al Roland Garros, a difendere il suo titolo. Cosa le manca di più di Parigi?

Gareggiare. Ho una vera passione per lo sport in generale e per il tennis in particolare, quindi mi manca fare ciò che amo di più: giocare a tennis.

Cosa ha sofferto di più in questi mesi? E cosa ha apprezzato della vita in quarantena?

Essere chiusi in un appartamento non piace a nessuno, credo… Ma ho apprezzato il tempo che ho potuto passare con mia moglie. Ho avuto più tempo per tutte le cose che di solito non riesco a fare nei tornei, tipo cucinare. Un’attività a cui mi dedico spesso a Wimbledon, perché lì affittiamo una casa.

Quale dei 12 trionfi al Roland Garros le è più caro?

Tutti i titoli sono importanti, soprattutto al Roland Garros. Se proprio devo scegliere prendo quelli al rientro da un infortunio. E poi l’ultimo, che è sempre speciale perché non si mai cosa ti riserva il futuro.

Crede che il torneo potrà essere recuperato tra settembre e ottobre?

Sì, credo che la Federazione francese voglia giocare. Non sarà il Roland Garros che conosciamo, ma se ci saranno tutte le condizioni di sicurezza, non solo per noi giocatori ma per chiunque sia coinvolto nel torneo, non avrò problemi. Giocherei anche a porte chiuse, anche se non è una situazione che mi piace.

Durante la fase più dura del contagio ha avuto paura?

Non per me in particolare, ma ho sofferto per tutti quelli che sono mancati. E stato ed è ancora terribile ascoltare le notizie da tutto il mondo, Italia e Spagna poi sono state fra le più colpite. Le Baleari invece hanno avuto meno problemi di altre parti della Spagna, ma la preoccupazione c’è stata. A Manacor sono rimasti bloccati anche i ragazzi dell’accademia. Una situazione molto difficile. In 85 non potevano tornare a casa, e con loro 70 fra allenatori e dipendenti che sono restati volontariamente. La nostra preoccupazione era di garantire la sicurezza di tutti, sono molto felice e soddisfatto che ci siamo riusciti. Ora stiamo tornando alla normalità e dico a quelli che intendono venire in estate di godersi Maiorca, un’isola straordinaria.

Il tennis cambierà dopo la pandemia?

Certamente sì, non sappiamo ancora come. Il presidente dell’Atp Andrea Gaudenzi ci sta lavorando ma nessuno può avere certezze. Io spero che torneremo alla vita di prima il più presto possibile. Questa terribile esperienza ha cambiato tutti noi. Ci ha fatto apprezzare tante cose a cui prima non badavamo. Il primo giorno che sono uscito mi sono goduto una passeggiata come fosse una cosa eccezionale. Prima mai avrei pensato di fare una passeggiata… Credo che dovremo riflettere molto anche sui sistemi sanitari dei nostri Paesi. Mi ha molto colpito il tremendo lavoro di medici e infermieri, delle forze dell’ordine, e il senso di responsabilità dei cittadini. […]

Chi sono i suoi rivali più pericolosi sulla terra, a parte i soliti Djokovic e Federer?

Sicuramente Thiem, dopo la finale del 2019 a Parigi e quella di gennaio in Australia, insieme ad altri giovani che cominciano a farsi avanti.

Che cosa pensa di Matteo Berrettini e Jannik Sinner?

Ho visto giocare Sinner e mi sono allenato con lui in Australia: può diventare molto forte e ha un team molto professionale che lavora per lui, è importante. Mi aspetto grandi cose da lui, ma va lasciato tranquillo. Berrettini ha dimostrato di essere un grande giocatore, con la semifinale a New York e le Atp Finals. Mi piace il suo atteggiamento, in campo e fuori.

Toni Nadal: «Buon compleanno Rafa, questo stop ti aiuterà per superare Federer» (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Un compleanno speciale. Rafa Nadal oggi compie 34 anni. Il maiorchino era solito regalarsi un Roland Garros per festeggiare, ma il Covid ha cambiato i piani di tutti. Toni Nadal, lo zio-allenatore che lo ha cresciuto, oggi non sarà sulle tribune dello Chatrier ad applaudire la sua creatura, il guerriero capace di conquistare dodici volte la terra di Parigi.

Toni, sfogliamo l’album dei ricordi: quali sono i tre momenti più belli dei 12 Roland Garros vinti con Rafa?

La prima vittoria, nel 2005. Rafael era giovanissimo e quello era il traguardo più ambito, raggiunto dopo tanto lavoro, fatica, abnegazione. Poi il successo del 2010 è stato molto importante. Forse, come impatto emotivo, quanto il primo. Perché Rafael aveva perso con Soderling l’anno precedente. Per noi era stata una sconfitta scioccante quella agli ottavi, puntavamo al quinto titolo a Parigi. La prima cosa che mio nipote mi disse appena rientrato negli spogliatoi fu: “L’obiettivo del prossimo anno è tornare a essere il migliore sulla terra rossa”. E così fu. Nel 2017 invece arrivava da due anni senza vincere e bisognava tornare a sollevare quel trofeo per riprendere la strada.

Che effetto le fa restare a casa in questi giorni solitamente consacrati alla terra parigina?

Strano. Ma in questo periodo è tutto un po’ strano, con quello che il mondo sta vivendo…

È stato molto difficile per Rafa restare fermo così a lungo per la pandemia?

Non ne abbiamo parlato molto. Ci siamo confrontati di più sull’Accademia, sui ragazzi che erano rimasti bloccati durante l’isolamento. Si è preoccupato che tutti passassero quelle settimane al massimo della sicurezza, senza troppe ripercussioni sul piano emotivo, lontani dalle famiglie. Di certo, però, più che l’allenamento, gli mancano le partite. Credo che per lui sia stato difficile soprattutto perdere la routine, i viaggi in giro per il mondo, i match. Rafael è un lottatore nato, ma come lui tutti i gli sportivi soffrono a non potersi affrontare. La competizione è la sua benzina.

Oggi suo nipote compie 34 anni. Per quanto tempo pensa che lo vedremo ancora protagonista del tennis mondiale?

Se il corpo e la salute lo assisteranno, penso che abbia ancora almeno tre o quattro anni davanti. Chissà, magari anche di più, perché questo 2020 gli sta permettendo di rallentare e non forzare il fisico. I giocatori più “anziani” saranno quelli che trarranno più beneficio da questo periodo, quindi anche Federer e Djokovic. Se sommiamo l’esperienza, al tempo che hanno avuto per rimettersi in sesto, penso che saranno loro quelli con più chance di vittoria quando la stagione ripartirà.

Parliamo di record: Rafa supererà l’amico-rivale Federer nel numero di Slam?

Penso che sia Rafael che Djokovic potranno sorpassare Roger. L’età è dalla loro parte, anche se ci sono tanti giovani forti che stanno facendo esperienza e diventano ogni anno più pericolosi. Se Rafael dovesse vincere a Parigi quest’anno arriverà a quota venti come lo svizzero, poi si vedrà.

Tra Federer e Djokovic qual è l’avversario più complesso da affrontare per suo nipote?

Come indicano anche i risultati è Nole l’avversario più ostico. Perché anche se giochi bene, non sai mai come e quando poterlo attaccare, non ti lascia uno spazio per infilarti. Invece con Federer, per quanto sia un fenomeno, avevamo una tattica più chiara, ci dava più possibilità per colpirlo.

Se lo Slam parigino, come sembra, si giocherà a fine settembre pensa che Rafa possa essere svantaggiato?

Lui ama il clima più caldo, perché resiste molto bene alle condizioni difficili. Però, alla fine, penso che non cambierà molto, se sta bene.

Come sarà questo compleanno diverso per Rafa?

Un compleanno in famiglia, senza Parigi sullo sfondo o vittorie da celebrare, ma comunque speciale.