Cose sciocche da evitare durante una pandemia

Adesso che il peggio sembra passato (incrociando le dita), possiamo dirlo: sono stati tempi difficili. Le maglie del lockdown, quantomeno in Italia, si sono allentate e gradualmente stiamo provando a tornare a una vita normale – con le nuove precauzioni del caso. Abbiamo raccolto un po’ delle stramberie commesse dai tennisti durante l’isolamento, sperando di non doverne commentare delle altre: non perché non ci siano sembrate divertenti, tutt’altro, ma perché significherebbe che il virus non è tornato a bussare alla nostra porta.


Torni dal supermarket dove stavolta hai trovato la carta igienica (l’ultima confezione) e poi vedi i social media inondati dai tennisti che si sfidano prendendo a calci i preziosi rotoli. Wawrinka è ormai afflitto da una decina di diverse personalità (Stan The Men, una vocale che fa la differenza), sforna lasagne di un colore preoccupante, passa le serate cenando con un amico immaginario che veste i panni di un grosso animale come neanche James Stewart nel film Harvey.

Rafa, tra un piatto e l’altro, trolla pubblicando l’elenco dei tornei che non si disputeranno ai quali non intende partecipare, Dominic dichiara “posso vivere più a lungo senza tennis che senza Dennis”, Dennis Novak ricambia con i cuoricini e Sergiy Stakhovsky rischia di esplodere (no, l’ultima l’abbiamo solo immaginata). Fin qui, viaggiamo ancora sui binari di questa nuova normalità. Ma c’è anche chi ha il giudizio un po’ annebbiato in quanto a limiti da non trascendere.

È chiaro che, a prescindere dalla virulenta situazione, ci sono comportamenti che devono essere messi in atto con enorme cautela: baciare sconosciuti nei bagni di una discoteca, per esempio, espone sempre a rischi, come sa bene Richard Gasquet. Ma non solo per i controlli antidoping, che la WADA dice ancora attivi dove non siano in vigore misure restrittive che limitano spostamenti o contatti fisici, rimanendo perciò in infido agguato l’eventualità di baciare una ragazza che si è appena spazzolata i denti con del bianco prodotto colombiano (solo perché al supermarket erano spariti pure i dentifrici). Non solo per questo, dicevamo, ma anche perché la ragazza in questione potrebbe aver appena partecipato alla sfida contro il virus che consiste nel filmarsi mentre si lecca la tavoletta di quello stesso WC. In quel caso, il Sars-Cov-2 non sarebbe neppure la peggiore opzione. Ma veniamo specificatamente a cosa non fare in caso di pandemia.

BERNIE (NON) STA BENE –Prendiamo l’australiano nato a Stoccarda da padre croato e mamma bosniaca ma residente a Monte Carlo, al secolo Bernard Tomic. Il ventisettenne ex top 20 ha deciso di voler primeggiare e, non potendolo fare sui campi da tennis (benché non certo privo di mezzi tecnici), ha dichiarato di avere i sintomi del COVID-19 e scelto la via dell’auto-isolamento. È stato però Thiago Seyboth Wild ad accaparrarsi suo malgrado il titolo di primo tennista contagiato in barba a Bernie. A Sàibocc Viùgg (si pronuncia più o meno così il cognome di Thiago) vanno i nostri auguri di prontissima guarigione, mentre a Tomic giunge la ramanzina di Andrea Petkovic.

Brillante e talentuosa anche lontano dall’amato rettangolo di gioco, nel corso di una lunga chiacchierata nella trasmissione Jung & Live Andrea ha rimbrottato il n. 202 del mondo iniziando con una risatina sarcastica: “Un ribelle, un australiano ma come me di origine serbe [si è confusa, perdoniamola], con le sue continue dichiarazioni strane se non folli. Gli ho inviato un messaggio e mi ha risposto di non sapere perché abbia detto a quel giornale di avere il coronavirus. Sta bene, non ha nulla. Bisogna anche capirlo: con i suoi colleghi impegnatissimi a farsi notare nonostante l’isolamento, qualcosa doveva pur inventarsi. Meglio un’altra cosa, ma pazienza. Magari, però, le parole della poliedrica Petko hanno lasciato il segno e un nuovo Tomic si presenterà pronto a dare il massimo quando inizierà il disgelo (della classifica ATP).

Bernard Tomic - Chengdu 2018 (foto via Facebook, @ChengduOpenTennis)
Bernard Tomic – Chengdu 2018 (foto via Facebook, @ChengduOpenTennis)

CAPITA A FEIJÃO –Chi proprio sembra non potercela fare è invece João Souza, detto Feijão (fagiolo), e non ci riferiamo alla carriera da tennista terminata con la squalifica a vita per match fixing. A parte il limite tutto nostro di averlo visto giocare solo pochissime volte e – sfortuna ha voluto – proprio quelle che al confronto Lukas Rosol diventerebbe un perfetto gentleman agli occhi di Andy Murray, il brasiliano ha fatto di nuovo parlare di sé a causa di un video pubblicato su Instagram. Il carattere non esattamente geniale del contenuto si può intuire dal fatto che abbia provveduto a cancellarlo prontamente, avverbio che nel mondo dei social equivale a troppo tardi. Ecco cosa dice João alla sorella nel filmato, secondo quanto riporta il portale di notizie brasiliano G1: “Hai portato il coronavirus a Mogi. Mogi ha dichiarato lo stato di pubblica calamità a causa di questa povera pazza qui”.

Mogi das Cruzes, la loro città natale, appunto in stato di emergenza dopo i primi casi di Covid-19. Maria Clara fa eco al fratello: “Ho portato il coronavirus a Mogi. Mi dispiace, ragazzi. Ora sto bene. Non sono in quarantena. Voi combattete”. Quali reazioni avrà scatenato il post?

In seguito, la sorella ha dichiarato di essere dispiaciuta per la pubblicazione, scusandosi per eventuali equivoci. Ha anche assicurato di non avere la malattia. È solo che in durante una gita a Mogi aveva un po’ di mal di gola e le amiche ci hanno scherzato su. Una cosa però è una battuta fra amici, un’altra propalare quelle sciocchezze. Questo, almeno, è quanto deve aver pensato il procuratore Leandro Lippi che, di fronte a quella presunta ammissione di responsabilità, ha aperto un’inchiesta. Le accuse sono di aver causato un’epidemia attraverso la diffusione di germi patogeni, violazione della determinazione dell’autorità volta a prevenire l’introduzione o la diffusione di una malattia contagiosa e apologia di un fatto criminale o del suo autore. Niente di che…

Da parte sua, Feijão ha spiegato che si è trattato solo di uno scherzo di cattivo gusto (“pessimo” sembra il grado più adatto per quell’aggettivo, ma anche il termine scherzo può indubbiamente essere sostituito da un altro più consono che lasciamo alla fantasia del lettore). A proposito della rimozione del video, ricordiamo che tra le diverse accuse di cui Souza è stato ritenuto colpevole dalla TIU figurava la “distruzione di prove”: non qualcosa che gli viene bene, visti i risultati. Forse, adesso se n’è reso conto anche lui. Nel frattempo, dopo aver visto un grafico che mostrerebbe, nelle ultime settimane, un “sospetto” crollo dei decessi per influenze/polmonite a differenza di quelli per COVID-19, si è di nuovo affidato a Instagram per sentenziare, stando a quanto riporta TenisNews, che “siamo tutti marionette del sistema, tanto per cambiare”.

LEZIONE DI GRECO – Raggiunto il picco sull’asse dei comportamenti discutibili, scendiamo decisamente verso un’ancora impossibile normalità con Stefanos Tsitsipas, di nuovo capace di attirarsi qualche critica cercando di fare la cosa giusta – e non sembrava nemmeno tanto complicata. “Un piano semplice” si sarà detto Stefanos, ignorando probabilmente la trama dell’omonimo film di Sam Raimi, mentre metteva in vendita la sua stampante, accessorio (periferica, per i tecnici) particolarmente utile quando c’è la necessità di tenersi al passo con le repentine variazioni dei moduli per l’autodichiarazione sugli spostamenti. L’idea era di raccogliere un po’ di soldi da donare in beneficenza, ma la buona azione, tenendo fede al noto detto, non è restata impunita. Tra l’altro, solo pochi giorni prima, Stef aveva ingenuamente violato la regola del “less is moredilungandosi nel cinguettio sulla sua salute e per questo era stato subito sanzionato da utenti eccessivamente zelanti.

Senza far tesoro della lezione – sempre che così si possa definire –, il numero 6 del mondo è tornato su Twitter per chiedere appunto se qualcuno fosse interessato all’acquisto della sua stampante. Visto l’alto numero di richieste (ha usato il termine sbagliato, ma il significato è quello), ha poi deciso di lanciare un’asta. Ma, ecco la parte che un esperto di comunicazione gli avrebbe probabilmente suggerito di evitare, ha aggiunto che il 50% del ricavato sarebbe andato a Together for Children, associazione greca il cui scopo è di aiutare bambini e ragazzi bisognosi. Chiunque sia stato un ventenne milionario famoso e idolatrato può capire quanto sia facile dire o fare (o baciare, vedi incipit) la cosa sbagliata in qualche occasione. È successo allora che questo 50% non è stato accolto favorevolmente da diversi utenti che, come racconta Explica, hanno manifestato il loro disappunto in numero e misura tali che Tsitsipas ha preferito cancellare i propri post. Chissà se Stefanos ne approfitterà per prendersi una pausa dal social come aveva fatto dalla metà dello scorso settembre a fine stagione.

A pagina due, le ‘imprese’ di Flipkens e Zverev