Coppa Davis: Nadal sempre più ‘fenomenal’
da Madrid, il direttore
L’articolo che segue, a firma del direttore Scanagatta, è stato pubblicato questa mattina su La Nazione, Il Resto del Carlino, Il Giorno
Es banal hablar de un Rafa Nadal fenomenal. Perdonate il “comincio” in spagnolo, peraltro comprensibile a… todos, ma davvero tanto di cappello al formidabile campione maiorchino che chiude da numero 1 l’anno per la quinta volta – come Federer e Djokovic – e conquista nell’entusiasmo incontenibile di tutto il Paese per una volta unito fra castillani e catalani, la sua quinta Coppa Davis da assoluto protagonista, su un totale di sei conquistate dalla Spagna in dieci finali.
Ieri il fenomeno maiorchino, che io vidi trionfare diciottenne assieme all’altro maiorchino Carlos Moya (oggi suo allenatore) nella prima Coppa Davis del 2004 a Siviglia davanti a 25.000 spettatori sugli USA di Roddick e Fish – scrissi “Una piccola isola delle Baleari ha matato il grande Paese degli Stati Uniti” – ha vinto sull’irriducibile e fortissimo numero 1 canadese (15 ATP) Denis Shapovalov (6-3 7-6, 9-7 nel tiebreak), l’ottavo incontro di questa settimana, cinque singolari e tre doppi, rendendo inutile, sul 2-0, la disputa del doppio finale.
Prima di questo singolare, infatti, Roberto Bautista Agut (n.9 ATP), tornato a Madrid sabato dalla sua Castellon de la Plana (423 km, cinque ore di auto) dopo la morte giovedì del padre da tempo malato e i funerali venerdì, aveva battuto 7-6(3) 6-3 Felix Auger-Aliassime, 19 anni e numero 21 ATP, consentendo a Rafa di scendere sul “centrale” sold-out della Caja Magica sull’1-0, giusto per le quasi due ore necessarie ad alzare la prima Coppa Davis di questo nuovo discutibile formato ideato e finanziato dalla Kosmos, la società di Gerard Piqué, il difensore del Barcellona che ha lo stesso sponsor della Davis, Rakuten, sorta di Amazon giapponese. Prima di Bautista Agut e Auger-Aliassime si era esibita, una decina di minuti per tre canzoni, la pop-star colombiana Shakira che di Piqué è la moglie e di Rafa Nadal buona amica.
In questa fase finale della Coppa Davis, Rafa – 33 anni compiuti il 3 giugno e imbattuto in Davis in singolare dal 2004 (battuto dal ceco Jiri Novak) e in doppio dal 2005 (k.o. contro gli slovacchi Mertinak/Beck) – ha perso un solo set, in doppio nei quarti con gli argentini Gonzalez/Mayer. Battendo Shapovalov il maiorchino ha vinto il suo 29esimo singolare di Davis di fila, lasciando per strada solo cinque set. Ma altrettanto pazzesco è il dato dei suoi turni di servizio. Rafa non ne ha più ceduto uno dal terzo set del secondo round delle finali ATP di Londra con Medvedev, quando finì sotto 3-0. Fra Londra e qua, ne ha tenuti 89 di fila fra singolo e doppio, 68 solo qui!
Per il Canada dei figli di emigranti – Shapovalov ha un genitore russo e l’altro ucraino, Auger-Aliassime del Togo, Pospisil cechi – è stata comunque la prima storica finale in questa competizione. Sono comunque felici dell’exploit. Certo la Spagna, mai più in finale di Davis dopo quella persa a Praga 2012, è stata favorita dal fattore campo. Ma il vero segreto del successo è stato l’aver avuto sempre disponibile il miglior Nadal, sconfitto in soli sette match lungo tutto il 2019 e solo in due da non top-ten (Fognini a Montecarlo, Kyrgios ad Acapulco).
Roger Federer intanto ha battuto il record di affluenza per un match di tennis, 42.000 spettatori a Città del Messico, ma che avranno potuto vedere? Una pallina da ping-pong? A Madrid si è visto vero tennis.