L’ombra del terrorismo su Pakistan-India

La sfida tra Pakistan e India inizialmente programmata per il 14-15 settembre, ha finalmente trovato una sede. L’incontro del Group I Asia/Oceania, valido per le qualificazione di febbraio che mette in palio un posto per le Davis Cup Finals, si disputerà il 29-30 novembre nella capitale del Kazakhstan, Nur-Sultan. Il primo rinvio era avvenuto oltre tre mesi fa e a seguito del sopralluogo da parte del Control Risk, agenzia affiliata all’ITF che verifica le condizioni di sicurezza nei Paesi a rischio, sembrava che la sede scelta inizialmente, quella di Islamabad capitale pakistana, fosse sufficientemente sicura per permettere la sfida tra queste due nazioni.

Tuttavia pochi giorni fa con questa nota la ITF ha fatto sapere il suo cambio di decisione: Il comitato della Coppa Davis ha votato in favore del campo neutrale per la disputa di questo spareggio presso il National Tennis Center di Nur-Sultan (precedentemente Astana) il 29-30 novembre.”

I rapporti tra India e Pakistan non sono affatto distesi: tra i due paesi infatti da decenni va avanti una diatriba che riguarda soprattutto i territori del Kashmir e in passato non sono mancati attentati terroristici. Purtroppo queste condizioni di insicurezza hanno avuto ripercussioni anche sullo sport e il Pakistan si vede adesso costretto a disputare un tie di Coppa Davis in campo neutrale. L’ultima volta che la squadra indiana si recò in Pakistan per una sfida di Davis fu nel 1964 quando vinsero 4-0, mentre ospitarono i pakistani l’ultima volta nel 2006 a Mumbai vincendo 3-2.

La scelta fatta dalla ITF ha lasciato alcuni giocatori pakistani insoddisfatti e sono subito arrivati i ritiri di Aisam Qureshi (n. 52 in doppio) e Aqeel Khan, i primi due tennisti della nazione. Questa scelta ha sollevato non poche polemiche tanto che l’ex tennista indiano Zeeshan Ali (best ranking 126) ha espresso così il suo disappunto. Penso che Aisam e Aqeel abbiano reagito in modo esagerato decidendo di non giocare questo pareggio. Non avevano bisogno di farlo. È l’ITF che ha spostato l’incontro da Islamabad sebbene avessimo i nostri motivi per richiedere questa cosa”, ha detto Zeeshan all’agenzia di stampa indiana PTI. Non è possibile giocare quando i giocatori vengono stipati in un autobus e scortati da 40 veicoli corazzati. È un ambiente adatto per lo sport?ha detto riferendosi alle disposizioni di sicurezza prese dal Pakistan per la squadra di cricket dello Sri Lanka recentemente in visita nel paese.

Dal 2017 il Pakistan ha ospitato quattro squadre della Coppa Davis e Hong Kong è stata l’unica squadra che ha deciso di non recarsi a Islamabad. Zeeshan prosegue “Noi avremmo anche giocato ma l’ITF ha anche ritenuto che fosse una buona decisione spostare la sfida dal Pakistan. E perché Aisam e Aqeel non hanno boicottato quando gli altri spareggi sono stati spostati fuori dal loro paese? Perché questo pareggio in particolare?”

Le motivazioni che hanno spinto Qureshi a una scelta effettivamente drastica – soprattutto per lui che è un personaggio di spicco nel suo paese in termini di sensibilizzazione – sono state spiegate dal diretto interessato in un post sul suo profilo Instagram. Riportiamo qui i tratti salienti del suo lungo messaggio: “L’atteggiamento nei confronti del Pakistan da parte dell’All Indian Tennis Association e dell’ITF è altamente deplorevole, per non dire altro. Non c’è assolutamente l’ombra di alcuna minaccia per la squadra di tennis indiana in Pakistan. Come ben sapete, centinaia di indiani visitano regolarmente il Pakistan per svolgere le loro attività religiose in vari luoghi come Kartarpur, Nankana Sahib e Taxila e non c’è mai stato un singolo episodio di violenza o maltrattamento verso nessun cittadino indiano in Pakistan, e sicuramente non negli ultimi anni.”

“Non dovrebbero insultare e disonorare le nostre forze di sicurezza dicendo che non possono assicurare la sicurezza dei membri della squadra di tennis indiana. Se la scusa è la tensione tra India e Pakistan dovuta a ciò che gli indiani hanno fatto in Kashmir, allora perché dovremmo essere penalizzati noi per il loro comportamento sbagliato?

“Devo sottolineare che sono sempre molto volenteroso nel rappresentare il mio paese negli incontri di Coppa Davis, ma questa volta è più importante che difenda l’onore e la dignità del mio paese rifiutando di accettare una decisione ingiusta, sgradita ed errata.
Il presidente della PTF e il popolo pakistano sono invitati a comprendere la mia posizione.”

In assenza dei suoi tennisti migliori il Pakistan è stato costretto a volgere lo sguardo ai giovani per formare una squadra e adesso i titolari saranno Huzaifa Abdul Rehman e Shoiab Khan, entrambi diciassettenni classificati rispettivamente 446 e 1004 nella classifica ITF junior. Una sfida in più per due ragazzi che si troveranno “costretti” a giocare in condizioni non certo facili, e i 15 gradi sotto zero della capitale kazaka saranno forse l’ultimo dei problemi.

Anche la squadra indiana è stata costretta a ricevere un paio di defezioni ma l’atmosfera che si respira è ben diversa. A dover rinunciare a questo tie sono stati l’esperto doppista 39enne Rohan Bopanna (n. 38 della categoria) per un infortunio alla spalla, e oltre a lui anche Divij Sharan (n. 46) non sarà presente perché in viaggio di nozze. Tuttavia l’India potrà contare sul ritorno in campo di un loro beniamino che ha fatto la storia del tennis nel loro paese e da oltre un anno non disputa un match di Coppa Davis. Leander Paes infatti, vincitore di 18 Slam tra doppio e misto, tornerà a giocare proprio per l’occasione; la sua ultima apparizione risale ad aprile 2018 quando raggiunse la 43esima vittoria in doppio, record della Coppa Davis.

Il 46enne di Mumbai inizialmente ha detto di esser stato preso alla sprovvista dalla chiamata del capitano Rohit Rajpal ma poi, una volta capito il ruolo che gli si chiede di ricoprire – motivare i più giovani a farsi avanti – ha accettato facendo presente che “i soldati non chiedono dove e quando. Noi giochiamo a tennis e non dovremmo chiederci dove stiamo gareggiando quando si tratta di giocare per la bandiera.” Questo commento rischia di banalizzare troppo una questione delicata che esula ampiamente dal mondo del tennis, ma forse un approccio così semplicistico avrebbe risolto molti problemi alla radice.

Parlando della sfida al The New Indian Express, Paes ha aggiunto: Per me, sport e politica non dovrebbero essere mescolati. Lo sport ha il potere di unire il mondo. Capisco la situazione e il clima politico è piuttosto complicato. Ma abbiamo visto tanti esempi di uno sport che unisce le persone indipendentemente dalla religione, dalla casta o dal credo.”