Finali Davis: storia di un doppio inutile e di quattro professionisti
da Madrid, il nostro inviato
Quello che è successo stanotte alla Caja Magica ha dell’incredibile. USA e Italia hanno finito il doppio alle 4:30, e già questo sarebbe degno di nota, ma davanti a una cinquantina di coraggiosi tifosi le due coppie profondono il massimo impegno dalla prima all’ultima palla pur sapendo di essere probabilmente eliminate. E questa storia cozza maledettamente con il comportamento di Canada e Australia che rispettivamente ieri e l’altro ieri, privilegiando il prosieguo della manifestazione, hanno deciso rispettivamente di non giocare il doppio e ritirarsi dopo un solo game giocato dando così un potenziale vantaggio alle avversarie USA e Belgio nella corsa per il secondo posto.
Falle del regolamento che si aggiungono a quelle organizzative che già abbiamo citato in altri articoli (qui l’editoriale del direttore con le parole di Djokovic, seguito poi a ruota da Nadal) e sui quali non è il caso qui di soffermarci. Certo, qualcuno potrà obiettare che Canada e Australia dovevano pensare alla loro sfida di quarti di finale in programma proprio oggi, ma chi scrive crede che si debba anche avere rispetto per gli addetti ai lavori e per gli spettatori che hanno pagato un biglietto per tre incontri interi. Non è stato irreprensibile il comportamento degli australiani che nel comunicato ufficiale della Federazione hanno addotto una motivazione (problema al polso per Peers)e in conferenza, per mezzo delle parole di Hewitt, hanno parlato di un altro infortunio (problema al gomito). Non proprio una bella figura, alla faccia della lealtà sportiva.
Forse a questo punto è stato più coerente Frank Dancevic, che nella conferenza post ritiro doppio con gli USA ha onestamente dichiarato che lui doveva preservare la squadra e che la rinuncia al doppio era la strada migliore. Però ci viene da obiettare che se Schnur si era infortunato e Pospisil aveva dormito solo tre ore la notte precedente, per il rispetto della competizione Auger-Aliassime (ancora in condizioni precarie) e Shapovalov sarebbero potuti scendere in campo, e pur non giocando non al massimo avrebbero comunque garantito un minimo di regolarità alla competizione.
Sarà quindi il caso di fare i complimenti alle coppie stoiche di USA e Italia, soprattutto a Fabio Fognini, che dopo il singolare si è impegnato comunque allo stremo per cercare di vincere la sfida nonostante proprio il doppio 6-0 fittizio del Belgio (ottenuto a seguito del ritiro di Peers e Thompson) avesse praticamente eliminato l’Italia. Anche qui si potrà obiettare che i quattro in campo erano all’ultima fatica stagionale senza quindi ormai timore di tirare tardi. ma siamo proprio sicuri che iniziare un doppio verso le 2 e finirlo alle 4:30 sia una passeggiata di salute?
In aggiunta, a fine secondo set l’eliminazione dei due team era ormai certa; a quel punto i quattro in campo avrebbero potuto decidere di rinunciare di comune accordo al terzo set. Non lo hanno fatto e gli vanno fatti i complimenti. Anche se chi scrive è tornato in albergo dopo le 4 di notte ed è andato a dormire alle 6. Ma questa è un’altra storia che va ricondotta alle voragini organizzative di una manifestazione che, per quanto alla prima edizione nel nuovo formato, presenta delle incongruenze spaventose e inaccettabili per l’importanza dell’evento.