Mezzadri: “Federer voleva vendetta. Quando smetterà? Non lo sa neanche lui…”

Federer domina Djokovic e va in semifinale

da Londra, il nostro inviato

Il direttore ha incontrato l’ex tennista italoelvetico, ora nel team di Federer, nei meandri dell’O2 Arena, tra la sala stampa e quella delle interviste, poco prima che Roger arrivasse in conferenza stampa.

Un Federer così ha stupito tutti, con Thiem e Berrettini non aveva giocato bene. Sei stupito anche tu?
Vero, non sembrava proprio in forma, io, Marc (Rosset, ndr) e gli altri colleghi pensavamo che fosse un peccato perché a Basilea era molto brillante, ma evidentemente la forma quello che non ha messo in campo nei primi due match se l’è tenuto contro Nole (ride). Tra l’altro anche la rivalità con lui ha contato, anzi chissà che questa vittoria non fosse figlia della finale di Wimbledon. Il sentimento di vendetta c’era eccome.

In particolare è stato impressionante per la mobilità: quando Djokovic, pur giocando una brutta partita, ha risposto sulla riga di fondo, Roger si è spostato procurandosi lo spazio per colpire con l’agilità di un ventenne.
Questo è ciò che impressiona tutti. Federer stesso è il primo che quando non gioca bene si pone il dubbio ‘vuoi vedere che sta arrivando il momento di smettere?’. Quando trova queste prestazioni straordinarie gli torna la fiducia e la felicità di continuare il torneo e quelli a venire. Quanto a Djokovic, io credo sia stato schiacciato dalla situazione che si è creata. Se perdeva questo match oltre a uscire dalle Finals perdeva la possibilità di conquistare il n.1 del ranking. Poi aveva tutto il pubblico contro. Quando affronta Roger non è una novità per lui, ma stasera il pubblico era anche più aggressivo del solito con lui perché qui siamo a Londra, Wimbledon è qui vicino. Per loro Novak era il cattivo che ha tolto Wimbledon a Roger. Insomma, un insieme di fattori negativi che l’hanno destabilizzato. Considera che alla fine non si è nemmeno arrabbiato. L’ultimo game l’ha proprio mollato e poi nel match anziché allungare lo scambio come fa sempre giocava per chiudere il punto subito. Il tipo di gioco che predilige Federer. Di fatto si è un po’ battuto da solo tatticamente.

Federer dopo il Masters non giocherà l’ATP Cup, quindi a questo punto lo rivediamo all’Australian Open. E poi?
Certo, all’Australian Open di sicuro, dove arriverà con la fiducia anche di questa grande partita con Djokovic. Poi se mi chiedi quando smetterà, non lo sa nessuno, nemmeno lui. Perché la voglia di allenarsi, stare in giro, rispondere a stampa e tv è intatta, l’unica incognita è quando purtroppo il fisico dirà basta. E questo non lo può sapere nessuno.

Claudio, hai visto Federer crescere dall’inizio, una bella fortuna!
Stento ancora a crederci, sono vent’anni che seguo Roger e siamo ancora qui!

Anche Marc Rosset, intercettato dal direttore nel post-partita, è rimasto sorpreso dalla prestazione scintillante del suo connazionale: “Roger ha iniziato fortissimo, soprattutto al servizio ha giocato una partita incredibile. Novak mi ha ricordato quello della finale contro Murray nel 2016, molto nervoso, qualche doppio fallo commesso all’inizio. Forse, come allora, giocarsi la prima posizione mondiale l’ha reso nervoso. Le condizioni del campo sono favorevoli a Roger e anche le palle l’hanno aiutato, diverse da quelle di Bercy. Il campo è più veloce e questo spiega l’efficacia di Roger al servizio, ma si sente molto bene anche da fondocampo. Mi è sembrato si muovesse molto meglio contro Djokovic rispetto ai giorni precedenti”.

ha collaborato Antonio Ortu