Berrettini: ”Rimanere in top 10 non è il primo obiettivo del 2020”

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da Londra, il nostro inviato

Attendiamo il primo italiano della storia che vince una partita al torneo dei Maestri nella solita Interview Room 1, l’unica che ha ospitato la conferenza stampa dei primi 8 del mondo. La Room 2 è riservata il più delle volte ai doppisti e ad eventuali emergenze o imprevisti dell’ultimo minuto. In un’ambientazione meno formale della Main Room del Roland Garros (più simile all’aula Magna di un’Università prestigiosa che a una sala interviste di un grande evento sportivo) e non certo poco capiente, ma nulla di paragonabile alla sterminata Interview Room 1 dell’Arthur Ashe. Divagazioni logistiche a parte, è qui che attendiamo Matteo Berrettini, al solito dopo una corsa tanto tribolata quanto inutile – perché qualche minuto d’attesa c’è anche stavolta.

Le TV internazionali devono attendere molto di più perché intervengono a ruota della conferenza stampa generale, ma già vedere il tennista Prakash Amritraj, figlio di Vijay (giocatore indiano che battè McEnroe nell’84, l’anno in cui John perse solo tre match, ma anche semifinalista in doppio a Wimbledon e capitano di Davis dell’India finalista nel ‘74 e nell’87) pronto per il network dell’ATP, così come i colleghi di Eurosport e di ESPN USA, ESPN International,  Tennis Channel, BBC e Amazon dà subito a l’idea (come l’ha già data a Matteo) del palcoscenico in cui ci troviamo.

Berrettini arriva disteso ma con occhio deciso, quasi avesse chiaro cosa rispondere a qualunque domanda, in inglese come in italiano.


L’anno prossimo il tuo obiettivo è mantenere la top 10, ma se ti dicessi preferisci restare nei primi 10 o vincere un 1000 cosa rispondi?
Vincere un trofeo è qualcosa di molto molto speciale. Vincere un Master 1000 significa essere stato il migliore del mondo in quella settimana. Poi se mi chiedi che cosa sceglierei… se mi avessero detto l’anno scorso dopo Roma cosa avrei sperato alla fine del 2019? posso dirti che non è il mio obiettivo restare nella top 10. Voglio migliorare tante cose e non ho la top 10 come obiettivo numero uno, posso anche uscire e rientrarci.

Qual è la cosa che ti è piaciuta di più e quella meno in questo torneo, sotto tutti i punti di vista, sia dentro che fuori dal campo?
La cosa che più mi è piaciuta è l’impianto e la sua atmosfera, l’ambiente del campo è una cosa speciale che non si trova in nessun torneo. Quella che non mi è piaciuta è aver perso due partite su tre.

Qual è la cosa migliore che ti porti a casa da Londra, che non avevi quando sei arrivato?
Un po’ di sano rosicamento, qui ho preso due belle legnate, era un po’ che non le prendevo, vero che le ho prese dai due dei più forti ma rosico, anche se so che mi aiuteranno molto per il futuro.

Hai fatto un bel torneo ma non ha qualche rimpianto per esserci arrivato forse un po’ stanco? Non pensi magari ‘se avessi avuto il 10% in più in termini fisici e di testa avrei potuto fare meglio?’
Credo di aver giocato bene le mie partite con Djokovic ho messo il 71% di prime, con Roger ho fatto bene. Non ho rimpianti riguardo al livello fisico e mentale con cui sono arrivato qui. Poi è difficile dire cosa sarebbe successo se avessi avuto il 10% in più.

Tra due anni le Finals saranno a Torino, cosa credi possa essere migliorato in generale?
Qui l’organizzazione e il trattamento che riservano a noi giocatori è fantastica, davvero non saprei dire in cosa si possa fare meglio. A Torino ovviamente spero di esserci e la cosa che più mi stimola è che il Masters 1000 di Roma mi dà una carica come se stessi giocando uno Slam. A Torino sarebbe la stessa cosa.