I numeri delle ATP Finals: la prima edizione tutta europea. Nadal non perde da luglio
0 – i tennisti non europei presenti alla 50esima edizione delle ATP Finals. La tendenza del tennis maschile, estremamente europeizzatosi negli ultimi quindici anni, in questo 2019 si mostra lampante come non mai nel tradizionale torneo di fine stagione, che mai nelle precedenti 49 edizioni si era trovato sprovvisto di interpreti extra-europei. Quanto accadrà a Londra, pur essendo in tal senso un unicum, non sorprende: l’ultimo numero 1 non europeo è stato Andy Roddick – l’undicesimo, tra i precedenti ventidue tennisti sulla vetta del ranking, a non provenire dal Vecchio Continente – che cedette la cima della classifica nel febbraio 2004 a Federer. Inoltre, dalla vittoria di Gaston Gaudio al Roland Garros in quello stesso anno, il solo tennista nato fuori dal vecchio Continente a vincere uno Slam è stato Del Potro con il suo successo agli US Open 2009.
Sempre dal 2004, la Coppa Davis, conquistata sino a metà anni Settanta quasi esclusivamente da Australia e Stati Uniti, solo in due circostanze – nel 2007 dagli USA che colsero a Mosca la vittoria della loro 32esima Insalatiera d’argento e nel 2016 dall’Argentina nella finale di Zagabria – è stata vinta da nazionali non appartenenti al Vecchio Continente. Tendenze che inevitabilmente si manifestano anche in queste ATP Finals, sebbene l’anno scorso fossero addirittura tre (Anderson, Isner e Nishikori) i tennisti non europei a parteciparvi. Probabilmente quella del 2018 è stata però una casualità, almeno dando un’occhiata alle precedenti edizioni: dal 2009 al 2017, con la sole eccezione di 2014 e 2016, quando furono due i giocatori non nati nel Vecchio Continente (in entrambe le occasioni furono curiosamente Nishikori e Raonic), sempre alle Finals avevano giocato sette tennisti europei.
Andando ancora più indietro, dal 2006 al 2008 furono invece due i tennisti “americani” (con la presenza costante di Roddick, al quale fecero compagnia alternandosi nelle tre suddette edizioni Blake, Del Potro e Gonzalez), sino ad arrivare al 2005, data dell’ultima edizione vinta da un giocatore extra europeo. Quell’anno si giocò a Shanghai e vinse Nalbandian, bravo a rimontare due set di svantaggio a Federer e imporsi al tie-break del quinto set al termine di quattro ore e mezza di splendida battaglia, dopo essere stato a due punti dalla sconfitta. Nel corso di quelle Finals, anche in virtù di alcune defezioni nel corso del torneo, furono addirittura in cinque i non europei: oltre a chi poi vinse la manifestazione, giocarono infatti Coria, Gaudio (per diritto di classifica), Puerta e Gonzalez (subentrati come alternate).
1 – il titolo vinto in questo 2019 da Alexander Zverev, quello del piccolo ATP 250 di Ginevra, dove in finale ha annullato due match point per superare Nicolas Jarry. Il vincitore delle ATP Finals 2018 non ha di certo vissuto una gran stagione: unico tra gli otto “finalisti” di Londra ad aver vinto un solo torneo, oltre al Banque Eric Sturdza Geneva Open, come buoni piazzamenti ha centrato due finali – al Masters 1000 di Shanghai e all’ATP 500 di Acapulco – e due semifinali, a Pechino e Amburgo. Purtroppo per lui, ha però rimediato anche ben sette eliminazioni al primo turno, perso otto volte contro tennisti non nella top 50 e confermato la solita idiosincrasia agli Slam, dove ha raggiunto come miglior risultato i quarti al Roland Garros. Il tedesco, tra gli otto tennisti presenti a Londra, è, assieme a Berrettini – che però ne ha vinte altre cinque a livello Challenger, categoria di tornei nella quale lo scorso marzo ha vinto il titolo a Phoenix – anche quello ad aver vinto meno partite: “appena” 42. Alla O2 Arena nel 2018 è stata l’ultima sua esibizione ad alti livelli, quando ha superato prima in semifinale Federer e poi in finale Djokovic: sembrano passati ben più di dodici mesi per i regressi compiuti dal tedesco nel corso di quest’anno. Non resta che vedere se quello di Londra sarà lo scenario che potrà consentirgli di sbloccarsi.
5 – i tennisti ad aver vinto almeno 50 partite nel 2019: Medvedev (59), Djokovic (53), Federer e Nadal (51) e infine Tsitsispas (50). Non è però il russo ad avere la migliore percentuale di successi rispetto alle partite giocate: in questa particolare graduatoria, il primo è Nadal, col suo 89,4% a cui arriva grazie alle sole sei sconfitte subite in stagione (è stato battuto nella finale di Melbourne da Djokovic, da Kyrgios ad Acapulco, da Fognini a Montecarlo e da Thiem a Barcellona, e, infine da Tsitsipas a Madrid e da Federer nella semifinale di Wimbledon). Il maiorchino è in serie positiva aperta di quindici partite, quelle che gli hanno consentito di vincere i titoli al Masters 1000 di Montreal, allo US Open e di raggiungere la semifinale a Bercy, prima del ritiro alla vigilia del match contro Shapovalov.
Lo spagnolo arriva alle Finals incerto sulla stessa partecipazione al torneo di fine anno, a causa del problema agli addominali rimediato nel Masters 1000 indoor parigino: un imprevisto quanto mai malaugurato, visto che a Londra è per lui in gioco anche il quinto anno chiuso da numero 1. Un obiettivo prestigioso, ma non così semplice da raggiungere, nonostante i suoi 640 punti di vantaggio nella Race su Djokovic: nel torneo al quale in otto partecipazioni ha raggiunto due finali e tre semi, deve fare bene per non farsi superare dal serbo che, invece, alle ATP Finals ha vinto il titolo in cinque occasioni e raggiunto altre due finali .
27 – i tornei vinti nel 2019 dagli otto protagonisti delle ATP Finals 2019, che hanno così conquistato il 41,5% dei titoli del calendario maschile, il quale prevedeva 65 – tra Slam, Masters 1000, ATP 500 e ATP 250 – competizioni diverse. Alla 02 Arena ci sarà però chi ha quasi monopolizzato la stagione nei suoi eventi più importanti: vedremo scendere in campo chi infatti ha giocato le quattro finali dei Majors (e tra chi è stato protagonista delle otto semifinali mancano solo in tre: Pouille, Bautista Agut e Dimitrov), chi ha vinto i Masters 1000 (ad eccezione di Fognini, vincitore a Montecarlo) e di quest’ultima categoria di nove tornei tra i finalisti non ci saranno solo Isner (a Miami), Lajovic (Montecarlo) e Shapovalov (Bercy). Anche scendendo ulteriormente di categoria si nota che ben sette ATP 500 dei tredici in calendario sono stati vinti da chi giocherà in questi giorni a Londra: ben tre a testa sono stati dominio di Federer (Dubai, Halle e Basilea) e Thiem (Barcellona, Pechino e Vienna), uno di Djokovic (Tokyo).
56 – la percentuale di Rafael Nadal nei punti vinti/giocati nel 2019. L’attuale numero 1 al mondo, che quest’anno ha conquistato due Slam (ai quali ha aggiunto due Masters 1000, Roma e Montreal, categoria di torneo nella quale a fare il bis di vittorie sono riusciti anche Djokovic e Medvedev) è il migliore tra gli otto che scenderanno in campo alla O2 Arena nel suddetto quoziente. Lo seguono di un solo punto percentuale Roger Federer e Nole Djokovic, accomunati dall’aver vinto il 55% dei punti giocati. Lo svizzero è stato però il più bravo tra gli otto partecipanti alle ATP Finals quando era al servizio, vincendo il 72% dei punti giocati in tale frangente, davanti a Rafa e Nole, appaiati col 70, e Matteo col 69 (il peggiore è Zverev, fermatosi al 65%). Cambiano le cose quando i magnifici otto hanno giocato alla risposta: in questa situazione i meno bravi sono Berrettini (35% di punti vinti nei turni di risposta) e Tsitsipas (36%), mentre nel podio dei migliori troviamo al terzo posto Medvedev (41%), al secondo Djokovic (42%) e al primo Nadal (43%), con Federer e Zverev quarti e appaiati col 39%.
Interessante anche notare il sangue freddo e il killer instict avuto quest’anno da tali campioni nella situazione di punteggio che maggiormente lo richiede, le palle break. Quando si trattava di convertirle, nessuno ha fatto meglio di Nole, che ha trasformato il 49% di queste occasioni a sua disposizione (il serbo è seguito da Nadal col 45% e da Medevdev con il 44%, quarto è Federer, fermo al 41%, mentre ultimo è Tsitsipas con il 36). Chi ha invece salvato con maggiore efficacia le palle break concesse? Il migliore dei presenti quest’anno alle Finals è stato Federer, capace di annullare il 72% di break point fronteggiati. Roger è seguito dal nostro Berrettini (70%) e da Nadal (69%), con Djokovic solo quarto (86%) e Zverev fanalino di coda (59%).
256 – gli ace messi a segno da Rafael Nadal sin qui in questo 2019. Il numero 1 al mondo viaggia a una media di 4,49 a partita giocata, la più bassa tra quelle dei tennisti che scenderanno in campo alla O2 Arena di Londra: un dato che conferma quanto sia sbagliato considerare solo gli ace per valutare l’efficacia del servizio di un tennista. Chi mastica tennis sa che vanno piuttosto osservate le percentuali di punti vinti con la battuta, specie in un tennista come il maiorchino, che con questo fondamentale di inizio gioco cerca di impostare lo scambio per comandarlo e non per forza di portare a casa il punto con un servizio vincente.
Se ad esempio si confronta Nadal con i tre tennisti presenti alle prossime ATP Finals ad aver fatto quest’anno il maggior numero di ace – Zverev (677, corrispondenti a 10,4 a match), Medvedev (653, 8,48 a partita) e Berrettini 563 (8.93 a incontro) – si nota come chi tra questi quattro abbia conservato con la maggior percentuale i turni di servizio sia stato Nadal (ben il 90%), seguito dall’azzurro (88%), dal russo (84%) e dal tedesco (79%). E se Rafa tra tali tennisti considerati è secondo dietro a Zverev nella percentuale di prime in campo (67%, mentre quella del maiorchino è al 65) e risulta ancora secondo nella percentuale di punti vinti con la prima, questa volta dopo Berrettini (76% per Nadal, a differenza di Matteo che vince il 79%), dove il maiorchino fa la differenza è con la seconda di servizio. In questo frangente Nadal vince infatti il 60% dei punti giocati, molto meglio del 54% di Berrettini e Medvedev e, soprattutto, del 44% di Zverev.