WTA Elite Trophy: a Zhuhai vince la clava, Bertens-Sabalenka
da Zhuhai, il nostro inviato
Sarà una finale tra pesi massimi a decidere l’edizione 2019 dell’Hengqin Life WTA Elite Trophy. La prima favorita Kiki Bertens ha rispettato il pronostico contro Saisai Zheng, con buona pace dei tifosi di casa accorsi finalmente in numero idoneo a una competizione che assegna 700 punti e 700.000 dollari alla vincitrice (più dei benefit garantiti alla finalista di Indian Wells quest’anno, per capirci). Aryna Sabalenka ha evitato sul filo di lana un pericoloso terzo set contro Karolina Muchova, che probabilmente ha pagato gli sforzi dei primi due incontri vinti entrambi al parziale decisivo. L’olandese e la bielorussa, entrambe alte 182 centimetri, si sfideranno per la sesta volta in carriera: Bertens è in vantaggio 4-1 ma ha perso l’ultimo scontro, quello di un mese fa a Wuhan.
LA RIMONTA DI KIKI – La semifinale di Bertens non era iniziata nel migliore dei modi. Scesa in campo immacolata, con 4 set vinti su 4 disputati e appena 15 game persi, Kiki si è presto accorta di non riuscire a sovrastare la sua avversaria in potenza. Nella prima mezz’ora Zheng ha trovato tutti i punti d’impatto ideali, cancellando il peso di palla di Bertens senza alcun affanno. Soprattutto senza sbagliare nulla, tanto in manovra quanto in fase di chiusura del punto: con appena tre errori non forzati Saisai si è portata avanti 6-2, ben supportata dal pubblico.
Si aveva l’impressione che il fattore ambientale disturbasse la numero uno del seeding, inciampata subito nel terzo game del secondo set a seguito di una palla corta piuttosto maldestra. Un doppio fallo di Zheng riportava in parità il conto dei break, ma il rimbrotto di Kiki ai due bambini chiacchieroni in prima fila confermava l’accenno di nervosismo. Invece che affondare il colpo, però, Zheng s’è stranamente chetata: prima si è accartocciata in ritardo e ha fallito due comodi smash, poi ha spedito fuori un rovescio piuttosto cruciale, quello che ha mandato Bertens avanti 4-2. Qui s’è visto lo spessore della numero 10 del mondo, che nonostante il vantaggio nel punteggio si è resa conto di non avere un margine sufficiente nella contesa da fondocampo e ha intelligentemente scelto di verticalizzare più spesso. Con due ottime volée ha cancellato altrettante palle del contro-break e ha sfruttato il servizio per chiudere il parziale (6-3).
Le due giocatrici sono uscite dal campo prima del terzo set, ma quando Bertens vi ha fatto rientro non ha avuto pietà e si è portata avanti 4-1. Qui un pizzico di braccino ha aiutato Zheng a rientrare in partita, sebbene alla cinese vadano attribuiti grandi meriti per il break ottenuto in un ottavo game da ben diciotto punti. “In realtà preferisco giocare con il pubblico contro, mi dà più energia“, avrebbe detto più tardi in conferenza stampa Kiki, confermando quanto mostrato sul campo: altro break strappato di forza a Zheng e pressione sul dritto di Saisai in occasione del match point, il secondo, trasformato per il 2-6 6-3 6-4 conclusivo. “Sì, ho dato tutto per qualificarmi per Shenzhen ma è stata comunque una grande stagione e sono contenta di essere qui“, ha detto Bertens in chiusura di conferenza. Dopo la finale di domani si recherà proprio a Shenzhen dove l’attende il ruolo di prima alternate.
IL COCCO DI DMITRY – La separazione tra Aryna Sabalenka e il coach Dmitry Tursunov è durata lo spazio di uno scambio di post su Instagram. Riassorbiti i bisticci, l’idillio sembra tornato e Aryna si ritrova ad aver vinto dieci delle dodici partite giocate dopo lo US Open. L’ultima oggi contro Muchova, che si era fatta largamente preferire per qualità di gioco nel corso del Round Robin. Oggi la ceca ha dovuto sperimentare un’aggressione quasi senza pari nel circuito femminile, sbagliando più esecuzioni che scelte (il che fa comunque ben sperare per il futuro). Capita quando le gambe arrivano un pizzico in ritardo, come ci conferma il suo hitting partner Miroslav – che sostituisce coach Emil Misk, assente qui a Zhuhai – assieme a cui vediamo il primo set: “Sabato era in campo a Mosca, ha scoperto di dover venire qui domenica pomeriggio, un po’ di stanchezza è normale“.
Volendola raccontare con i numeri, il primo set è stato deciso dalle seconde di servizio. Muchova ha provato a cambiare direzione e spin ma si è spesso vista recapitare missive preoccupanti, perdendo il punto 10 volte su 16. Al contrario Sabalenka ha perso solo due punti con la seconda e soprattutto ha concesso una sola palla break, trasformata da Muchova in apertura di set. Nel mezzo le due giocatrici hanno offerto due menu molto differenti e per questo apprezzabili nel loro incrocio: bordate ogni volta che si può per Aryna, cambi di ritmo e verticalizzazioni (addirittura un tentativo di SABR) per Karolina. Il 7-5 in favore di Sabalenka è stato suggellato da un errore di rovescio della 23enne ceca.
Muchova ha raccolto le energie che le erano rimaste in corpo e ha provato il tutto per tutto. Iniziato alla grande il secondo set, breakkando con un passante di dritto incrociato, ha concesso appena sei punti in quattro turni di servizio per andare a servire sul 5-4. Da rivedere e rivedere questo strettino che le è valso il punto del 4-2, vetta più alta di un set giocato benissimo fino a quel momento.
Nel tennis però si tratta di condurre sempre la nave in porto, e oggi Karolina non ci è riuscita. Ha sciupato un set point e si è portata dietro questo neo fino al tie-break, che pure aveva aperto con un gran lungolinea di dritto. Sabalenka ha allargato le spalle – la sua sagoma non è trascurabile neanche a braccia chiuse – e si è presa la finale di forza, ritornando a pressare con entrambi i fondamentali. “Mi sento bene, in realtà. Ho avuto più di due settimane per preparare questi ultimi due tornei (ricordiamo che anche Aryna si sposterà a Shenzhen ma a differenza di Bertens con la certezza di giocare le Finals di doppio, ndr) e quindi fisicamente mi sento pronta“. Kiki è avvertita.