Berrettini: “Ci saranno momenti difficili. Ajla? gioca meglio di Vincenzo!”
“So che vi state abituando bene, e se mi abituo bene anche io sono cavoli!“. Così Matteo Berrettini ha esordito nell’intervista rilasciata dopo la vittoria ai danni di Rublev nell’ATP 500 di Vienna, che oltre a regalargli la prima semifinale di categoria gli ha assicurato un posto in top 10 da lunedì prossimo. Sarà il numero 9, in virtù della sconfitta di Bautista Agut a Basilea.
Quarto italiano in Era Open a centrare questo traguardo dopo Barazzutti, Panatta e Fognini, Berrettini non è sicuro di aver metabolizzato il suo splendido momento di forma. “L’ho detto tante volte, lo scorso anno ho realizzato di aver vinto Gstaad a novembre quindi tutto quello che sta succedendo adesso me lo porterò dietro per un po’. Sto macinando partite su partite, aldilà delle vittorie sono nuove esperienze. Sto crescendo tanto, il mio livello si sta alzando e sto mettendo dentro tante cose positive che mi serviranno in futuro in momenti difficili che ci saranno, non potrò sempre salire e salire. Quindi spero di non abituarmi mai e di continuare a divertirmi”.
Quando gli facciamo notare che la sua capacità di gestione dei punti decisivi è cresciuta in modo esponenziale, Matteo spiega con semplicità come tutto sia una conseguenza delle esperienze che si intrecciano con i progressi tecnici. “L’anno scorso l’idea c’era la stessa idea, poi magari si cresce e la fiducia sale. L’anno scorso non ho mai fatto quarti in un 500, quest’anno è capitato svariate volte tra Slam, 1000 e altri tornei. Sei più pronto e affronti le partite in maniera diversa. Quindi sì, anche oggi (si parla delle due palle break concesse nel quarto game del secondo set, quando era sotto 15-40, ndr) mi sono detto di stare tranquillo e fare quello che so fare perché quella è la strada. Anche se avessi sbagliato la prima o il dritto quello è il mio modo di fare punto. Mi piace essere aggressivo e fare male… tecnicamente“.
“Mi fa piacere che non vi sembri stanco“, continua Matteo. “Sono contento di essere in buona forma, sia mentalmente che fisicamente; lo scorso anno dopo Mosca ero finito in tutti i frangenti. Mi sento bene e questo è anche merito del mio team, di come abbiamo gestito le settimane e l’infortunio prima della stagione americana. Merito a loro e merito a me”.A domanda diretta su un eventuale fastidio che stia tacendo o nascondendo, Matteo ci strappa un sorriso: “Adesso sto per fare una cosa che non dovrei fare in conferenza stampa… faccio le corna, dai! Sto bene, sto bene… la caviglia sembra essere recuperata”.
In chiusura c’è qualche parola al miele anche per la fidanzata Ajla Tomljanovic, e non solo per quel che attiene al rapporto fuori dal campo: sembra infatti che gli allenamenti con la tennista australiana portino bene a Matteo in termini di risultati. “Eh, il problema è che lei ha la sua carriera: non potrò portarla con me tutta la stagione. Sì, mi piace allenarmi con lei e sicuramente gioca meglio di Vincenzo!“, scherza il numero uno italiano. “Abbiamo giocato la prima volta insieme a Wimbledon e sono rimasto impressionato anche se non gioco spesso con le donne. Ha un gioco che le permette di starmi dietro, nel palleggio tiene, anzi, di rovescio mi porta via la mano!“. Detto da chi con il dritto può fare i buchi anche sul cemento, è un discreto complimento.
Il tennis però non è un argomento di discussione troppo frequente quando i due ragazzi sono fuori dal campo. “Lei non conosce tanto il tennis maschile e io non conosco tanto quello femminile, quindi quando stiamo insieme cerchiamo di distrarci un po’, di pensare ad altro sennò la cosa diventa troppo maniacale. Ci aiutiamo l’un l’altro quando c’è da aiutarsi perché capiamo le situazioni, quando uno dei due ha bisogno di una parola per tirarsi su; è importante avere una persona che ti capisce“. Fortunato nel gioco e in amore. Una ‘anomalia’ che ci auguriamo possa durare il più a lungo possibile.
L’AUDIO COMPLETO DELL’INTERVISTA DI BERRETTINI