SAMPRAS-FEDERER: CHI IL PIU’ GRANDE?

Più forte Sampras o Federer? Lo svizzero ha davvero avuto a che fare con avversari più deboli? Tentiamo l’affascinante esercizio del confronto intertemporale, provando a stabilire, sulla base delle caratteristiche tecniche e delle evidenze numeriche, chi sia il migliore. E tu che ne pensi?
Roger Federer è un personaggio ingombrante. Lo svizzero fa discutere accanitamente gli appassionati, sempre più divisi tra coloro che ne esaltano la grandezza e quanti, invece, ritengono che il suo prestigiosissimo palmares (a tutt’oggi, a 27 anni, 13 vittorie nei tornei dello Slam) sia dovuto in parte al caso. Ovvero, a una serie di fortunate circostanze che gli avrebbero messo contro avversari più morbidi di quelli toccati ad altri campioni del recente passato, in primis a Pete Sampras, classe 1971 e attuale detentore, con 14 successi, del record di vittorie negli Slam. Nel tentativo di mettere un po’ d’ordine in un dibattito spesso convulso, in questo articolo si cercherà di dimostrare che il campione di Basilea può aspirare ad essere ritenuto il più forte giocatore dell‘era moderna, e si tenterà di confutare la posizione di quanti ritengono che lo svizzero abbia vinto così tanto grazie ad una presunta pochezza dei suoi contemporanei.
Per fare questo, in primo luogo si provvederà a mettere a confronto sotto il profilo tecnico i punti di forza e di debolezza dei due giocatori più vincenti della storia dell’era Open, per poi tentare di esprimere un giudizio, supportato da alcuni dati, circa la qualità della concorrenza che hanno dovuto affrontare nelle loro carriere.
Una avvertenza preliminare. Il sentimento del tifoso, la preferenza personale per questo o per quel giocatore, non dovrebbe influenzare l’effettuazione delle analisi tecniche. Poiché però sappiamo che questa asettica terzietà dell’analista non è umanamente possibile, un buon modo per “sterilizzare” il congenito, inevitabile conflitto di interessi fra il redattore dell’articolo e l’aficionado che si nasconde in lui è quello di dichiarare pubblicamente le proprie preferenze, in modo che il lettore possa meglio valutare il grado di obiettività che l’autore è riuscito a raggiungere.
Pertanto, prima di venire al punto, è opportuno precisare che il sottoscritto è un (tenue) tifoso di Roger Federer.
Sampras vs Federer. Una analisi tecnica.
Si tratta dei due più fulgidi esempi di tennis classico applicato al gioco moderno. Due tennisti con alcune notevoli somiglianze, ma anche significative differenze. Quando Roger apparve sul circuito, con la sua Wilson Pro Staff, fu subito etichettato come “il nuovo Sampras”. E in effetti, l’eleganza innata dei gesti, la predilezione per lo schema servizio-diritto, la debolezza relativa del rovescio coperto, l’ottimo gioco al volo, la morbidezza del tocco… tutto, in quel primo Federer, ricordava decisamente Sampras. Ma nel tempo, a mano a mano che la carriera dello svizzero si dipanava, le differenze sono divenute via via più evidenti e marcate. Innanzitutto, fu ben presto chiaro che il gesto di servizio di Roger non consentiva il terrificante bombardamento al quale ci aveva abituati Pistol Pete, una autentica macchina da aces. La qualità migliore della battuta di Federer è piuttosto la grande capacità di mascherare taglio e traiettoria, ciò che rende la vita del ribattitore quasi egualmente difficile. Tuttavia, non c’è dubbio che la fantastica seconda di servizio dell‘americano (che lui utilizzava sempre, in ogni circostanza, come un colpo aggressivo) era di una qualità superiore a quella dello svizzero. Anche nel gioco al volo, Sampras aveva forse qualcosa in più rispetto a Federer in termini di capacità di piazzamento e di copertura della rete, grazie anche a doti acrobatiche leggermente migliori.
Dove però Roger si è maggiormente discostato dal modello di Pete è nell’esecuzione del rovescio in top spin. Il rovescio di Sampras, un ottimo colpo nella variante in back, diventava davvero insufficiente, ad altissimi livelli, quando veniva tirato coperto. Convinceva poco anche sotto il profilo estetico, con quel gomito sinistramente troppo alto, la testa della racchetta che tardava a salire: un gesto rattrappito, poco sicuro, raramente incisivo, se non quando poteva appoggiarsi alla potenza altrui. Sulla terra rossa, poi, gli scambi sulla diagonale sinistra diventavano per Sampras una autentica via crucis. Al Roland Garros, nel 1995, vide le streghe contro l’austriaco Schaller, un giocatore muscolare, dal talento limitato, che però era dotato di un penetrante rovescio bimane, con il quale continuò a picchiare sul lato sinistro di Pete, fino a portarlo alla resa. Una scena vista tante volte, sulla polvere di mattone. Federer invece è stato in grado di costruirsi nel tempo un rovescio in top spin eccellente, perfetto sotto il profilo stilistico, sicurissimo sia nella traiettoria incrociata, sia nella soluzione lungolinea, quasi sempre definitiva. Per non parlare poi del celebrato back, sempre profondissimo e dal rimbalzo insidioso. Infine, Roger è probabilmente superiore a Pete nella risposta al servizio e nella tecnica di spostamento: lo svizzero copre meglio il campo in fase difensiva, su ogni superficie. Ricapitolando, Sampras aveva forse qualcosa in più nel gioco al volo e nella seconda di servizio, ma Federer ha dalla sua un repertorio tecnico complessivamente più completo ed equilibrato. E quindi, possiamo affermare che il leggero vantaggio di Sampras sul veloce è più che compensato dalla netta superiorità dello svizzero sul rosso: obiettivamente sulla terra, fra i due, non c’è match.
La comparazione delle caratteristiche tecniche dei due giocatori ci porta a preferire, sia pure di misura, il campione svizzero. Vediamo ora se è possibile comparare la forza degli avversari che hanno incontrato.
Sampras vs Federer. Un approccio numerico.
E’ molto difficile confrontare la qualità degli avversari affrontati da due tennisti di epoche diverse. Anziché sommare il numero di Slam vinti dai primi dieci giocatori del mondo per ciascun anno (approccio seguito di recente, con finalità diverse, dall’amico Giorgio Spalluto su questo blog) proviamo a vedere quante partite hanno vinto e perso Sampras e Federer, nelle stagioni dove hanno chiuso l’anno da numero 1.
In questo modo, il confronto non viene fatto solo fra i migliori giocatori delle diverse annate, cercando di capire se in qualche periodo vi sia stata una concentrazione superiore di fuoriclasse ma, più semplicemente, tra il numero uno e tutti gli altri giocatori del circuito, per cercare di stabilire chi sia stato il più dominante non rispetto agli altri top 10, ma nei confronti di tutti i giocatori professionisti.
In altri termini, un indice della forza assoluta di un giocatore può essere fornito dalla percentuale di partite vinte sul totale delle partite complessivamente giocate nelle sue annate migliori. Non c’è dubbio, ad esempio, che il McEnroe del 1984, che subì tre sole sconfitte in tutto l’anno, abbia effettivamente dominato il tennis, anche se per una sola stagione.

Iniziamo da Sampras, che in carriera ha chiuso al numero 1 per 6 stagioni consecutive, dal 1993 al 1998:
1993: 85 vittorie, 16 sconfitte (84%)
1994: 79 vittorie, 11 sconfitte (87%)
1995: 73 vittorie, 16 sconfitte (82%)
1996: 66 vittorie,12 sconfitte (84%)
1997: 58 vittorie, 12 sconfitte (82%)
1998: 61 vittorie, 18 sconfitte (77%)

E vediamo ora Federer, che ha chiuso al n. 1 per quattro stagioni consecutive, dal 2004 al 2007:
2004: 75 vittorie, 6 sconfitte (92%)
2005: 81 vittorie,4 sconfitte (95%)
2006: 92 vittorie, 5 sconfitte (94%)
2007: 69 vittorie, 9 sconfitte (88%)

Come si vede, nei 4 anni di dominio nel circuito Federer ha subito una percentuale di sconfitte nettamente inferiore a quella di Sampras. Cosa significa questo?
Vi è unanimità di vedute, fra i tecnici, sul fatto che il livello medio dei primi 100 giocatori del mondo è in lento ma costante aumento. I primi 100 di oggi sono più forti dei primi 100 di dieci anni fa, che a loro volta erano più forti dei primi 100 di 20 anni fa e così via.
Un buon modo per convincersene, è quello di paragonare nel bagaglio tecnico giocatori di livello medio-alto (top 20, top 30) appartenenti alla stessa scuola (spagnoli, argentini, cechi, etc.) ma di epoche diverse; in tal modo si può osservare come si sia evoluta nel tempo la capacità di costruire tennisti sempre più completi, e quindi più temibili. Qualche esempio chiarisce meglio di tante parole. In Spagna si è passati dal produrre gente come Jordi Arrese (best ranking n. 23) ad atleti come Feliciano Lopez o Verdasco (anch‘essi con best ranking intorno alla 20a posizione, ma ben più dotati tecnicamente e atleticamente del buon Jordi, che pure fu vice campione olimpico nel 1992). Seguendo lo stesso ragionamento, in Argentina al posto dei De La Pena abbiamo i Chela, al posto dei Perez Roldan abbiamo i Calleri. Dalla Repubblica Ceka arrivavano i Novacek, ora vengono i Berdych.
A parità di posizione raggiunta in classifica, la crescita del bagaglio tecnico e delle risorse atletiche nei giocatori contemporanei, rispetto a quelli di 10-20 anni fa, è del tutto evidente.
I giocatori di oggi non solo sono più potenti, non solo servono tutti meglio, ma sanno anche fare più cose, hanno meno differenze fra i due colpi fondamentali, e meno lacune tecniche.

Conclusioni
I dati dimostrano che contro i giocatori di 10-20 anni fa, mediamente meno forti, non solo sotto il profilo fisico, ma anche dal punto di vista tecnico, di quelli che girano attualmente il circuito, Pete Sampras (e con lui tutti i top ten di 10-15 anni fa) perdevano ogni anno una percentuale di partite molto più elevata rispetto a quanto è capitato a Federer nel suo quadriennio di dominio, 2004-2007. E guarda caso, i top ten di 10-15 anni fa perdevano in una stagione all’incirca la stessa percentuale di partite che i top ten di oggi, (a parte Federer e, in misura lievemente minore, l’eccezionale Nadal di quest’anno), perdono con giocatori di classifica inferiore. Ciò significa che i top10 con cui si confrontava Sampras non sono affatto superiori ai top 10 con cui si è confrontato Federer.
Una ulteriore dimostrazione della forza degli avversari di Federer è data dalla stagione 2008 di Nadal, che ha chiuso al n. 1 con un bilancio di 82 vittorie e 11 sconfitte, con una percentuale di match vinti pari all’88%: un valore che Sampras non ha mai raggiunto. Altro che concorrenza scarsa!
In conclusione, se non ci fosse stato Federer, anche l’epoca del dominio dello svizzero ci sarebbe sembrata entusiasmante, e gli altri top ten ci sarebbero parsi dei grandi campioni, perché li avremmo visti molto più vicini tra loro come rendimento (con la notevole eccezione di Nadal sulla terra) e ci sarebbero parsi tutti più forti. E’ Roger, così immenso, che li fa sembrare più piccoli di quanto non siano.