Matteo Berrettini a Sky: “Stagione pazzesca, anche senza le Finals”

Rientrato da pochi giorni da New York, Matteo Berrettini è a Montecarlo per preparare il rush finale di una stagione splendida, che ha raggiunto il suo momento più alto agli US Open con la prima semifinale Slam giocata sull’Arthur Ashe Stadium contro Nadal. Il numero due azzurro è in piena corsa per un posto alle ATP Finals di Londra, dato che al momento si trova alla nona posizione nella “Race”, a soli venti punti dall’ottavo e ultimo slot valido per la qualificazione.

Sky Sport ha raggiunto Matteo in collegamento, e Sara Benci, Elena Pero e Alessandro Alciato hanno stuzzicato il tennista romano su vari argomenti, in primis il Masters di fine anno, così vicino, ma (ancora) così lontano: “La speranza è l’ultima a morire. Era impensabile prima degli US Open, ma ora sono in ballo e il pensiero ci va. Devo abituarmi un po’, perché non era un obiettivo prefissato a inizio stagione. Gli obiettivi fisici e tecnici rimangono comunque gli stessi, ma se dovessi continuare a giocare a questo livello ben vengano le Finals. Ora ci sono diversi tornei, San Pietroburgo, Pechino e Shanghai, poi andrò a Vienna e a Parigi-Bercy. Non sono molti ma assegnano tanti punti. Anche se non riuscirò ad andare a Londra resterà comunque una stagione pazzesca.

La stagione di Berrettini a oggi è stata eccellente su tutte e tre le superfici. Lui che era stato inizialmente definito un terraiolo, ha dimostrato di avere le carte in regola per arrivare in fondo nella maggiore parte dei tornei in calendario: “Mi sono sempre definito terraiolo. Sono cresciuto sulla terra, è la mia superficie. Sul cemento facevo un po’ di fatica, ma ho sempre pensato che un giorno sarebbe potuta diventare la mia superficie preferita per caratteristiche fisiche e tecniche. Quest’anno ho fatto bene anche su erba, perciò mi trovo bene su tutte e tre e questa è la cosa più importante”.

Sono le diverse “sveglie”, le definisce così, ad aver forgiato Matteo, che dopo la sconfitta nettissima con Federer ha fatto partita pari per due set con Rafa Nadal: “Contro Federer ero molto emozionato, facevo fatica a rendermi conto di ciò che stava succedendo, lui mi dava fastidio su tutti i piani perché tecnicamente sa fare qualsiasi cosa. Con Nadal ero un po’ più pronto anche grazie a quell’esperienza a Wimbledon. Sapevo come fargli male, come fare più punti giocando aggressivo, e penso si sia visto. Devi sempre passare dalle sconfitte pesanti: dalle sveglie che ho preso ho sempre cercato di imparare molto“.

Matteo Berrettini e Rafa Nadal – US Open 2019 (foto Luigi Serra)

Anche dalla sconfitta con Fabio Fognini sul centrale del Foro Italico due anni fa: “Ho capito quanto dovessi lavorare per arrivare al suo livello e ho preso seriamente tutto quello che mi ha detto. Sapevo che il mio punto debole era il rovescio, ma sentirmelo dire da lui mi ha spinto ancora di più a migliorare. Ho lavorato per aggiungere sempre un tassello in più per diventare un giocatore migliore“.

Si è parlato tanto anche di calcio. Sabato la Fiorentina, squadra del cuore di Berrettini, ospiterà la Juventus al Franchi, ma come vive Matteo la fede calcistica e la rivalità coi bianconeri? Tifo Fiorentina perché mio nonno è di Firenze e tifa Fiorentina. Portava mio padre allo stadio da piccolo e lui ha passato la fede sportiva a me e mio fratello. Mi piacerebbe accettare l’invito di Rocco Comisso a Firenze, se riesco a incastrare gli impegni. La rivalità tra Fiorentina e Juventus è importante come tutte le rivalità, anche se le vittorie delle due squadre non sono paragonabili. È comunque bello vivere la rivalità”. Ma è più facile che la Viola vinca con la Juve o che Berrettini vada alle Finals? “Che la Fiorentina vinca sabato con la Juve!” ha risposto Matteo.

Nel parallelismo tra calcio e tennis l’azzurro è andato in profondità, analizzando i momenti difficili che affronta un giovane atleta come lui: “Non è semplice gestire i momenti di difficoltà, ma anche i momenti di grande notorietà. Soprattutto se si è giovani. Con l’esperienza penso si riesca a gestire tutto. Nel calcio si può ricorrere all’aiuto della squadra se sei in difficoltà, credo che nel tennis sia più difficile uscirne anche se puoi rivolgerti al tuo team e alla famiglia. Per questo è importante circondarsi di persone che tengano a te veramente, fidarsi di loro perché ti hanno aiutato ad arrivare in alto e continuare per quella strada”.

Nel 2019 il ragazzo romano si è affacciato per la prima volta sui grandi palcoscenici, e ha dovuto imparare a gestire diverse situazioni che non era abituato a vivere in passato, ma sempre traendo informazioni importanti: “Quest’anno ho giocato negli Slam partite molto dure. Ho fatto esperienza in questo tipo di tornei, non ne ho giocati molti. Una cosa che mi ha sorpreso di me stesso è la tenuta fisica, ho giocato molti quinti set ma ho retto bene. La cosa buona del tre su cinque è che hai tempo per organizzarti e scaldarti, per esempio con Schwartzman a Wimbledon ero teso all’inizio, ma poi sono arrivato bene in fondo”.