Sergio Tavcar: un mito del giornalismo sportivo va in pensione
I lettori di Ubitennis con qualche anno in più, soprattutto quelli appassionati anche di basket, sanno bene di chi stiamo parlando: Sergio Tavcar, storico telecronista di Tele Capodistra, va in pensione.
Nato a Trieste il 26 gennaio 1950, dopo una prima esperienza da giovanissimo alla radio, ha sempre lavorato come telecronista sportivo di Telecapodistria, dal 6 marzo 1971 al 30 giugno 2019 quando andrà ufficialmente in pensione (ma ha già lasciato la sua scrivania e salutato i colleghi, dato che fino a quella data avrà un bel po’ di ferie arretrate da fare). Specializzato in basket, nuoto e tennis, Tavcar era competente anche in altri sport, tanto che la sua prima telecronaca fu la partita Jugoslavia-Austria dei mondiali di hockey su ghiaccio, il 6 marzo 1971, finita per sua fortuna 2-0, visto che non aveva la formazione avversaria. “Ma non solo non avevo le formazioni, le immagini erano ballerine, il monitor di servizio con effetto neve, nessun suono Internazionale, insomma nella mia prima telecronaca ho fatto elementari, liceo, università tutto assieme. Da quel momento in poi nulla avrebbe potuto cogliermi impreparato.”.
Da sempre le sue telecronache e i suoi servizi sono stati caratterizzati da uno stile incisivo e personale, che ha sempre rifiutato i buonismi e i luoghi comuni ed ha raccontato semplicemente le cose per quello che erano e per come avvenivano. Conosciuto in tutta Italia grazie alla diffusione di Telecapodistria già negli anni Settanta, Sergio Tavčar acquisì ancora maggiore popolarità nel decennio successivo, quando assieme a Dan Peterson formò quella che molti appassionati di basket reputano la miglior coppia di commentatori che la pallacanestro abbia mai avuto.
“Facendo le telecronache in lingua italiana in Jugoslavia avevo il grande vantaggio che non tutti comprendevano la lingua di Dante e quindi potevo usare molte parole che a quei tempi sarebbero state censurate alla RAI. Comunque all’inizio ho dovuto trattenermi alquanto visto che avevo un severissimo supervisore che ad ogni telecronaca finita puntualmente puntualizzava: ‘Sergio guardi, al posto di questo termine poteva usare uno più soft, cerchi di restare nei limiti, senza eccedere. Esempio: non usi baruffa ma qualcosa di meno colorito’. Devo ammettere che nello sport che amavo di più, il basket, non avevo peli sulla lingua per i giocatori jugoslavi, immaginando che nessuno guardasse Tele Capodistria. Quando abbiamo compreso che nel Bel Paese Tele Capodistria, la prima emittente che trasmetteva con il colore in Italia, la gente apprezzava il mio stile, non lo ho più cambiato ma ho continuato sulla mia strada” ricorda Sergio.
Considerato talora un giornalista controcorrente per le sue posizioni nette, grande amante della pallacanestro basata sulla tecnica e detrattore di quella incentrata sugli aspetti fisico-atletici, negli anni ’90 previde il crollo del livello del basket NBA americano quando in Italia nessuno si era ancora accorto di quello che stava succedendo e della direzione che la pallacanestro mondiale avrebbe preso negli anni immediatamente successivi.
Ma oltre al basket, nell’ambito di competenza di Sergio Tavcar come dicevamo, c’è anche il tennis. E ci sono anche un paio di curiosi aneddoti professionali al riguardoo: “Nel tennis la mia telecronaca più angosciosa fu la finale di Wimbledon del 1972 fra Ilie Nastase e Stan Smith. Per farla mi prelevarono da Sezza dove stavo facendo il corso da allenatore di basket e avevo completamente perso la voce. Manco a dirlo la finale durò cinque set e finii completamente distrutto. Prima ancora mi toccò fare la telecronaca dal ‘tubo’ di un match di Coppa Davis da Zagabria tra Jugoslavia e Italia. Quel giorno le immagini proprio non si vedevano sul monitor e sentivo solo i suoni d’ambiente in cuffia. Per cui nel match tra Jovanović e Panatta seguivo i suoni che mi dicevano quando era stato conquistato un punto. E dunque per tutta la telecronaca tutto quello che dissi è 15-0, 30-0… e gioco tal dei tale. E questo per quattro ore!”.
La redazione di Ubitennis, a partire dal direttore Ubaldo Scanagatta, augura buona pensione a Sergio Tavcar. Magari ora avrà il tempo per scrivere un altro bel libro, dopo il “La Jugolsavia, il basket e un telecronista” del 2010, in cui ha raccontato la storia del basket jugoslavo dal suo punto di vista.
Con la collaborazione del giornalista di Tele Capodistria Arden Stancich