Cielo grigio, exploit azzurri. Sonego sul n.12 Atp, Cecchinato prima grande rimonta

Grazie all’Atp, che si
preoccupa giustamente di preservare la condizione dei giocatori sempre a pezzi
a fine stagione, a Montecarlo anche i giornalisti sono obbligati a fare un bel
po’ di ginnastica, su e giù per le scalinate del Country Club.

Dalla sala stampa alla sala
conferenze ci sono un centinaio di scalini da fare – sono 98, li ha contati
ansimando e soffiando come un mantice Chiara Gheza – e ogni giorno ci sono
almeno 7 o 8 interviste da seguire…anche perché con le tv che mostrano tutto e
di più dei match, sono i cosiddetti “parlati dagli spogliatoi” che consentono
di dare ai lettori l’unico servizio che altrimenti non avrebbero con la stessa
puntualità e precisione di chi li registra.

Via WhatsApp l’ATP segnala ai
giornalisti gli orari delle interviste di ciascun giocatore. Il telefono trilla
di continuo. Un incubo. Chi non ha il telefonino oggi è morto, può cambiare
mestiere.  E poi è tutto un correre. Anche se poi naturalmente c’è sempre
chi arriva in ritardo. Parlo dei giocatori, ovviamente.

Ma se per caso è il
giornalista a essere in ritardo, anche perché oltre a farsi tutti quegli
scalini c’è anche da fendere un brulichio di spettatori (e noi non abbiamo la
scorta che proteggeva i tennisti ai quali si è voluto risparmiare una salita in
ascensore ogni giorno o due perché sarebbe stata una sofferenza
insopportabile…ma non dovrebbero essere loro i campioni giovani e aitanti anche
nel fisico?), potete stare tranquilli che quella volta il giocatore sarà stato
puntualissimo.

Avete presente quando ci si
lamenta dei treni sempre in ritardo e quella maledetta volta che in ritardo è
il passeggero ecco che il treno arriva e parte al minuto spaccato?

È successo con Djokovic, famoso ritardatario cronico: conferenza stampa alle 19. Stavolta alle 19 e 2 minuti aveva già cominciato a parlare. Chi si è attardato di un minuto per seguire Wawrinka che sul centrale, il Ranier III, serviva per il 6-0 5-4 (dopo un avvio che lo aveva visto condurre 6-0 2-0!), beh…mal gliene incolse.

Djokovic aveva esordito – senza di me per i primi due
minuti – parlando della strana partita
vinta soffrendo con Kohlschreiber
vendicando Indian Wells: “Patire quattro break consecutivi… non mi
ricordo che mi sia successo spesso!
” E aggiunto – ma i dettagli li
troverete nell’articolo di Ilvio Vidovich – “Essere stato in campo per 2 ore e 36 minuti mi avrà fatto comunque
bene, dopo tutto questo tempo senza tennis agonistico sulla terra rossa
”.

Poi invece ho ascoltato tutta una conferenza stampa che pareva l’intervista al presidente dei giocatori ATP, più che al tennista Djokovic. In estrema sintesi ha detto che “Non funziona proprio questa struttura dirigenziale con un board di sette persone, con tre giocatori a rappresentare i giocatori e tre direttori a rappresentare i tornei che sono costantemente di pareri opposti. Così il settimo, che è il presidente, deve continuamente cercare compromessi per non esprimere un voto altrimenti sempre decisivo. Non sarà facile ma va cambiata qualcosa”.

Ciò detto, mentre è stata una giornata da dimenticare per Tsonga, 34 anni mercoledì e ritiratosi con Fritz,
e per Cilic che aveva raggiunto i
quarti in 3 degli ultimi 4 anni nel Principato, invece si è trattata di una
giornata memorabile per i tennisti italiani. Ne abbiamo due in ottavi, come 5 anni fa, ma qui c’è ancora Fognini
che potrebbe diventare il terzo…e non è mai successo. Nel ’78 ne arrivarono
cinque, ma all’epoca il torneo era di 32 giocatori e gli ottavi erano solo il
secondo turno. Comunque onore al merito: i cinque erano Bertolucci, Zugarelli,
Barazzutti, Ocleppo e Panatta.

Non erano attesi i nostri due eroi agli ottavi, se si pensa che Sonego è n.96 e Khachanov n.12, e che Cecchinato – sebbene n.16 vs lo svizzero n.36 – era però sotto 6-0 2-0 con Wawrinka qui campione nel 2014. E lo svizzero ha servito sul 5-4 nel secondo. E poi ci si sorprende quando qualcuno dice che il tennis è lo sport del diavolo! “Non avevo mai fatto una simile rimonta!” ha detto Ceck.

Sonego è una piacevolissima conferma. Reduce dai quarti a
Marrakech, dove aveva perso da Tsonga, era arrivato qua a giocare le quali e
temeva di essere stanco. Invece le ha superate e ora si trova negli ottavi. Il
suo miglior risultato era stato battere Djere n.32 Atp, ora ha battuto il n.12.
È maturato tardi, ma ora sta riguadagnando tempo.

Per la prima volta dopo anni
di giocatori privi di servizio ne abbiamo finalmente uno che invece ce l’ha. Lorenzo batte benissimo. Non bastano i
191 cm d’altezza. Batte bene perché ha una tecnica sopraffina ma anche perché
ha la freddezza necessaria per servire bene quando serve.

È miglioratissimo di rovescio
– che era il suo punto debole – e infatti nel precedente duello con Khachanov
il russo lo aveva martellato lì, e poi è molto intelligente tatticamente. Se
così non fosse non avrebbe, al di là dei 5 aces che sono punti ottenuti gratis
e senza fatica (non è mai successo ai vari Volandri, Furlan, Fabbiano, Fognini,
Lorenzi…), fatto 15 attacchi tutti coronati da successo, non avrebbe fatto
correre un giocatore pesante di grande stazza e che preferirebbe camminare, non
lo avrebbe massacrato di palle corte giocate con grande scelta di tempo e
intelligenza.

Aveva battuto un giocatore ben
più esperto come Seppi senza concedere una palla break (7-6 6-4).  Ha concesso il bis con l’identico punteggio
contro il russo Khachanov,  testa di serie n.8
. Khachanov è un
anno più giovane di Sonego e lo scorso anno a novembre – lo dico per chi non lo
ricordasse – aveva vinto il suo primo Masters 1000 a Parigi Bercy.

Battuto Seppi Lorenzo era
raggiante per aver centrato l’obiettivo del tabellone principale al Roland
Garros. Battuto Khachanov con un ottavo di finale alle viste non impossibile –
Fucsovics n.37 o Norris n.56, giocano questo mercoledì – Lorenzo ha ormai più
di un piede anche nel tabellone di Wimbledon. Dove con quel servizio che si
ritrova, e quel dritto a uscire che gli ha procurato un sacco di punti,
potrebbe anche fare una bella strada se il sorteggio lo aiuterà un poco.

Intanto sa che lunedì, nel peggiore dei casi si sarà
arrampicato fra i top 80
. Non male.

Su Cecchinato sotto 6-0 e 2-0 non avrei scommesso
un euro
alla roulette di
Montecarlo. Anche perché la puntata minima al Casinò è cinque euro.

Invece è negli ottavi anche lui. In modo quasi altrettanto
incredibile di come lunedì Fognini era riuscito a rimontare il russo Rublev da
6-4 4-1 e 5 palle break per il 5-1.

Anche nel 2014 avemmo due
italiani negli ottavi, ma lì poi Seppi perse contro Nadal, Fognini contro
Tsonga. Questa volta potremmo
addirittura sognare tre italiani negli ottavi
se a Fognini riuscisse
l’impresa tutt’altro che impossibile di superare Gilles Simon che ha battuto il
giovane australiano Popyrin 7-5 6-1 ma non è un vero specialista della terra
rossa, pur essendo giocatore completo.

L’ultimo azzurro nei quarti
qui fu Fognini, nel 2013. Fabio raggiunse poi le semifinali dove fu sconfitto
da Djokovic.

Dei match di Djokovic con Kohlscreiber, di Cecchinato con Wawrinka, di Sonego con Khachanov, avrete letto le esaurienti cronache, corredate da interviste, di Vidovich (che si è esibito anche in domande in serbo con Nole), di Chiara Gheza, di Laura Guodobaldi.

Mentre il mio collega belga
Yves Simon – non è parente di Gilles – seguiva entusiasta la folle cavalcata
del suo connazionale Victor Campenaerts che batteva il record dell’ora, 55,0429
km, detronizzando l’inglese Bradley Wiggins che si era fermato – si fa per dire
– a  54,526 km, ma non con una bici che costasse 15.000 euro. A ognuno le
sue soddisfazioni. Mentre scrivo non so ancora se il torinista Lorenzo Sonego
ne avrà avuta un’altra, dopo aver detto in conferenza stampa nell’immediata
vigilia del match di Champions fra Juve  e Aiax: “Io tiferò per l’Ajax!”.