Pagelle: il primo 10 del giovane Zverev, ma brutto torneo
Ebbene sì, c’eravamo illusi durante il Masters femminile che il punto più basso della stagione fosse stato toccato, ma l’esibizione (5 di stima) dei migliori otto maschietti del circuito – se possibile – è stata ancora più avvilente. Il finale a sorpresa però finirà per far passare questo torneo alla storia, come la prima grande vittoria di Sascha Zverev (10). Sembra incredibile ma all’improvviso, sul 4-4 del primo set, il robot si è inceppato e d’incanto è sembrato rispuntare il Novak Djokovic (8) ante-Cecchinato. Chissà se le due ultime scoppole in finale contro Khachanov e Sascha sono solo frutto della stanchezza dopo un’incredibile rincorsa durata sei mesi o il segno di una nuova era alle porte. Con questo dubbio ce ne andiamo in off-season sognando che l’Australia arrivi presto.
I due round robin sono stati stimolanti quasi quanto un girone di Nations League e per fortuna durante le semifinali ci ha pensato l’incauto raccattapalle (10) a restituire un po’ di interesse alla vicenda. Il povero bambino ha visto tramutarsi un ipotetico sogno – chiacchierare a tu per tu con Roger Federer – in un incubo, anche se il toro disegnato sulla canotta con le inequivocabili iniziali RN destano qualche sospetto.
Il competente pubblico londinese è comunque riuscito a dimostrare tutta la sua imparzialità, riuscendo nell’incredibile impresa di far risultare Sascha Zverev più antipatico di quello che in realtà è. Marin Cilic (5) ha dimostrato che al Masters proprio non riesce a ritrovarsi e la scusa della finale di Coppa Davis regge fino ad un certo punto. La figura del comprimario l’ha fatta anche Dominic Thiem (4,5) che indoor si trova come il pecorino sulla pizza.
Kei Nishikori (4,5) ha fatto il fenomeno per un giorno, per poi ritornare nelle consuete vesti di giocatore improponibile per questi livelli, nemmeno così alti peraltro. Almeno non si è rotto e questa è già una novità. John Isner (4) contrariamente a ciò che sembra ha fatto la figura del vaso di coccio tra quelli di ferro. Diciamo che questa qualificazione strappata grazie a qualche forfait di troppo è un premio alla carriera, una vacanza-premio a Londra che ha lasciato poche tracce agonistiche.
Kevin Anderson (7) in questo clima da ultimi giorni di scuola ha fatto la sua degna figura, da festeggiare anche con il lancio della cagnolina su twitter. Certo, il modo in cui ha ceduto al Federer di questi tempi e a Nole fa capire come siamo messi male, in attesa che con Zverev sboccino Tsitsipas, Khachanov e Shapovalov.
Insomma alla fine il vecchietto terribile Roger Federer (7), scivolando, sbuffando e ansimando ha fatto la sua dignitosa figura. Mica possiamo pretendere che a 37 e spicci si facciano miracoli in continuazione anche contro i rampanti nipotini? Se poi ci si mettono contro anche i raccattapalle…