I rimpianti di McEnroe. Trentasette anni dopo

Qualcuno sostiene sia un po’ malinconico vedere i grandi campioni invecchiati, lenti ed appesantiti sfidarsi a margine dei tornei dello Slam, nel torneo di doppio delle Leggende. Preferendo ricordarli com’erano nel momento del loro massimo splendore agonistico. Altri invece vanno a dare una sbirciatina per cercare di rivedere, anche se solo per qualche breve attimo, colpi e movimenti che hanno fatto la storia del tennis.

Chi scrive può confermare che vedere in campo John McEnroe continua ad essere un’emozione. Non certamente come alla fine degli anni Settanta e nei primi anni Ottanta, ma il mancino newyorchese, che va per i 60, ed il suo braccio sinistro – per i suoi tifosi più accesi “il braccio sinistro di Dio” – continua ad essere uno spettacolo. La facilità con cui colpisce al volo è ancora impressionante e il tutto esaurito sugli spalti del nuovissimo campo 18 (capienza 2.2000 spettatori, mica pochi) per il match che vedeva lui e Cedrice Pioline opposti a Sergi Bruguera e Younes El Aynaoui, confermava che sono in tanti a voler ancora vedere la mitica seconda di servizio per cui il compianto Beppe Viola avrebbe firmato per un 37,2 di febbre vita natural durante.

Cedric Pioline e John McEnroe – Roland Garros Legends 2018 (foto via Twitter, @rolandgarros)

Ovviamente il torneo delle Leggende è anche e soprattutto divertimento. Per gli ex campioni in campo e per il pubblico sulle tribune. Ecco quindi che può capitare di vedere Pioline prendere una sedia e rispondere da seduto dopo uno scambio lunghissimo in cui era stato costretto a recuperare 2-3 pallonetti giocati dalla coppia iberico-marocchina (con McEnroe che gli urlava “tua” prima di ogni recupero: del resto ci sono undici anni di differenza, tocca al più giovane – o meno vecchio – prendere i pallonetti, vale in tutte le categorie). Che poi non è che sia così banale riuscire a rispondere e a scambiare stando seduti a fondo campo. Del resto anche il francese come braccio non scherzava, visto che è stato n. 5 al mondo e due volte finalista Slam.

Ma il mattatore è stato ovviamente McEnroe, che si rivelava “Genius” anche nelle battute. Come quando il giudice arbitro correggeva una chiamata sulla seconda di servizio dei suoi avversari, inizialmente data buona dal giudice di linea. McEnroe si avvicinava, controllava il segno e – con il suo leggendario sguardo imbronciato – esclamava: “Ma dov’eri trent’anni fa?”. In realtà, in giugno saranno passati ben trentasette anni dalla famosa protesta a Wimbledon con l’arbitro Edward James. Come passa il tempo. Meglio che non ci sia stata John, ci saremmo persi “you cannot be serious”.