Binaghi: “Il tennis a Roma sempre più al top” (Schito). Campioni in altalena: Nadal vince sempre, Nole non vince più (Crivelli). A Budapest continua il bel sogno di Sonego (Masi)

Intervista ad Angelo Binaghi: “Il tennis a Roma sempre più al top” (Francesca Schito, Il Tempo)

La stagione sulla terra sta entrando nel vivo e gli appassionati di tutta Italia hanno già la testa agli Internazionali, in programma a Roma dal 7 al 20 maggio. Angelo Binaghi, presidente della FIT, non ha avuto problemi nel sottolineare la leggerissima flessione dei biglietti venduti per la prossima edizione: il torneo capitolino rimane però una vera e propria macchina da guerra, come dimostra il fatturato. E se davvero sarà calo dei tagliandi, lo si dovrà soltanto agli straordinari risultati ottenuti nelle scorse stagioni. «A questo livello, l’importante è mantenersi su quelle cifre e lo stiamo facendo, la flessione è solo di qualche punto percentuale ma parliamo di un incasso stratosferico, tra gli 11 e i 12 milioni di euro, che non ha paragoni nello sport italiano, e di oltre 800.000 spettatori paganti». Quello che invece sta stupendo in questi mesi è il boom delle sponsorizzazioni. «Il deciso aumento, sia in termini numerici che di ammontare complessivo, è la vera novità di quest’anno. Gli sponsor hanno avuto un’impennata, la somma fra tutte le componenti, tenendo conto che crescono anche leggermente i diritti tv, fa sì che il fatturato complessivo e l’utile previsto siano in crescita». Può confermare la scelta di piazza del Popolo per parte del torneo di prequalificazione nonostante le grandi polemiche del Codacons? «Lasciamo perdere le polemiche, soprattutto quelle di chi cerca di entrare gratis o chiede ancora dei pass che non diamo più da tempo. Piazza del Popolo è un obiettivo che ci siamo posti, vedremo se ci riusciremo già quest’anno oppure nei prossimi, dipende dai permessi: ci siamo già da qualche anno con i bambini, speriamo di portare delle gare ufficiali. Credo sia la migliore promozione non solo per il torneo ma per l’intera città, uno spot che sarebbe ripreso dalle tv di tutto il mondo e farebbe girare l’immagine di Roma e delle sue bellezze. Per le pre-quali sfioriamo i 16.000 iscritti, siamo il torneo più grande del mondo». Come cambia il pubblico con i «vecchi» big che stanno via via rallentando i loro ritmi? «Il responsabile della biglietteria, che studia il fenomeno da una decina d’anni, è convinto che incida per buona parte il discorso climatico: quando arriva il bel tempo, la gente a Roma si sveglia e c’è risposta al botteghino. È interessante per il futuro l’impennata degli sponsor: stiamo vivendo una transizione tra l’era dei grandissimi campioni e la Next Gen che si sta affermando sul palcoscenico mondiale. Le aziende stanno aumentando i loro investimenti o addirittura li realizzano per la prima volta: significa che credono nel tennis che verrà». Anche il tennis azzurro sta vivendo questa transizione. «Nelle donne c’è una generazione che volge al termine: Vinci chiuderà a Roma, Schiavone gioca con la sua grande passione ma va per i 38 anni, resiste solo Sara Errani visto anche il ritiro di Flavia Pennetta. Nel maschile la situazione è molto più positiva, abbiamo ancora ottimi giocatori: Fognini che è numero 20 al mondo e la punta del movimento, più tanti ragazzi che sono competitivi anche se a un livello leggermente inferiore. C’è un nucleo di 6-8 giocatori, con Berrettini che è il più promettente, che già giocano negli Slam e sono alle porte della top 100 del ranking. Inoltre, i big sono molto logori: Djokovic, Wawrinka, Nishikori, Murray, in parte anche lo stesso Raonic»[SEGUE]. Sviluppi sul possibile allungamento del main draw a dieci giorni? «È un tema caldo, oggetto di riunioni in questi giorni. Si sta ragionando sulle condizioni fisiche dei giocatori che hanno chiesto e ottenuto di non inserire altre gare nelle settimane che avrebbero permesso l’allargamento di Madrid e Roma a un tabellone da 64 o addirittura da 96 come Indian Wells e Miami. Avrebbe comportato un turno in più in ogni torneo e hanno chiesto di soprassedere temporaneamente»[SEGUE]. Può svelare qualcosa sulla location del sorteggio? «Se ne sta occupando il Coni, con l’aiuto del presidente Malagò in prima persona. Vorremmo andare laddove non siamo ancora entrati. Lo scorso anno arrivammo all’Arco di Costantino, quest’anno vorremmo entrare ancora più in alto».


Campioni in altalena: Nadal vince sempre, Nole non vince più (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Li amano. A uno, Nadal, hanno addirittura dedicato la Pista Central, come chiamano loro il campo principale, e davanti ci hanno pure piazzato una statua, premio adeguato ai dieci trionfi in carriera nel torneo. Per l’altro, Djokovic, che tornava a giocare a Barcellona dopo 12 anni, hanno riempito le tribune all’una di pomeriggio anziché combattere la calura in spiaggia con una bibita ghiacciata. Sognando un quarto di finale meraviglioso e carico di storia e pathos tra di loro. Speranza vana. Se Rafa, con il pilota automatico inserito, sulla terra continua a fare la cosa che gli riesce meglio, cioè vincere, Nole cancella d’un botto le buone sensazioni destate a Montecarlo e ripiomba nell’incubo di un’altra eliminazione imprevista, la terza al turno inaugurale negli ultimi 4 tornei, perdendo contro il numero 140 del mondo Klizan, con cui aveva sorvolato assai agevolmente le precedenti quattro sfide. A Nadal, che insegue l’Undecima come nel Principato, da quelle parti hanno da tempo perdonato il tifo per il Real Madrid e soprattutto le posizioni unioniste sulla questione catalana. Del resto, vinse per la prima volta il torneo non ancora diciannovenne, nel 2005, e ha sempre considerato il Club de Tenis 1899, il più vecchio di Spagna, una sorta di seconda casa. Intanto, con un break nel primo set e due nel secondo contro Carballes, allunga a 38 la striscia di set consecutivi vinti sul rosso, in una classifica nella quale occupa cinque delle prime sette posizioni (Coria 35 e Nastase 34 sono gli intrusi). Tra l’altro, salta pure la possibile, attesa rivincita della finale di Montecarlo con Nishikori negli ottavi, perché il giapponese si ritira per problemi alla gamba destra. Tabellone scosso e la caduta più pesante, manco a dirlo, è quella di Novak, malgrado la rassicurante presenza del guru Pepe Yimaz all’angolo. Nessun punto con la seconda nel primo set, la ripresa nel secondo, due incredibili errori di dritto (uno con un inguardabile schiaffo al volo) nel 7° game del terzo che regalano il break decisivo al rivale slovacco: è la fotografia di un’altra giornata da dimenticare per l’ex numero uno del mondo. Djokovic aveva chiesto la wild card a Barcellona, privilegiandola a Budapest, per mettersi partite sulle spalle in vista di un recupero, fisico e motivazionale, sicuramente complicato. Un’altra sconfitta subitanea non è certamente il balsamo che chiedeva, anche se dalle sue parole da un mese a questa parte, cioè da quando è rientrato, stilla solo ottimismo… [SEGUE].


Battuto anche Gasquet. A Budapest continua il bel sogno di Sonego (Barbara Masi, La Stampa Torino)

Ora Lorenzo Sonego può dire di avere chiuso il conto con i suoi Australian Open. Con la vittoria di ieri negli ottavi del torneo «ATP 250» di Budapest su Richard Gasquet, numero 3 del seeding e 29 nella classifica mondiale, il ventiduenne torinese conquista i suoi primi quarti di finale nella sua giovane carriera ATP, e si prende pure la rivincita sul francese, che al secondo turno dello Slam australiano gli aveva rovinato la favola: non tanto per la sconfitta, ma per il modo in cui lo aveva stroncato fin dai primi punti, complici il caldo e la stanchezza che avevano fiaccato il suo carisma di lottatore. «Questa volta sono entrato in campo molto più carico e cattivo, consapevole di poter vincere» racconta Lorenzo mezz’ora dopo aver chiuso il match per 6-4 7-6, punteggio che già da solo spiega come questa volta l’indole agguerrita sia rimasta aggrappata a ogni palla per centrare il risultato e fare finalmente pace con il cuore. «Sono stato tatticamente più intelligente: lo facevo muovere aspettando l’occasione buona per attaccare. Ho fatto le scelte giuste. E fisicamente mi sentivo un leone, avrei potuto stare lì delle ore». Così come il suo coach Gipo Arbino gli aveva detto di fare il giorno prima al telefono da Torino: «Dovrà avere pazienza e cercare di giocargli alto e carico per spingerlo a fondo». Concretezza e solidità, le caratteristiche su cui hanno lavorato nelle ultime settimane, perché «negli ultimi tempi tendeva a un gioco troppo brillante che ripagava poco – spiega Arbino -. Con uno come Gasquet, specie sulla terra dove è più aggressivo, non può permettersi di sprecare nulla». Uno come Gasquet, cioè, che nel 2007 a 21 anni, l’età di Sonego oggi, era numero 7 del mondo dopo essere stato una delle più grandi promesse giovanili del tennis francese, mentre il torinese fino a tre anni fa al massimo vinceva qualche torneo Open fra Torino e provincia. Apparentemente due pianeti lontanissimi che lì per lì lasciano Lorenzo smarrito per un attimo, ma un attimo soltanto, poi sorride: «È vero, batterlo è stata una grande impresa, ma la vera contentezza è stata qualificarmi e, soprattutto, aver vinto il primo turno contro Hubert Hurkacz per 6-7 7-6 6-4, con due match point contro nel secondo set e lo svantaggio di 0 a 3 al terzo. Ho giocato tutto in rimonta, contro un avversario davvero molto forte che qualche settimana fa in Cina mi aveva battuto. La realtà è che il livello è talmente alto, ormai, che ogni partita, ogni avversario che incontri è un’impresa»[SEGUE].