Verso la finale maschile: Isner, è la volta buona?
Non è la finale che tutti sognavano, ma quella tra Alexander Zverev e John Isner è comunque una partita dai molteplici punti d’interesse. Entrambi hanno avuto un inizio di 2018 particolarmente avaro di soddisfazioni. John è arrivato a Miami con un misero saldo di due vittorie a fronte di sei sconfitte, tutte arrivate contro giocatori molto più indietro in classifica (66 è il ranking medio degli avversari capaci di batterlo). Bilancio in positivo invece per Zverev (8-4), ma comunque non soddisfacente quando si vanno ad analizzare i dati: una sola semifinale (ad Acapulco, persa contro del Potro), ben due sconfitte contro giocatori classificati oltre l’80esima posizione (Seppi a Rotterdam e Sousa a Indian Wells) e l’amarissimo bagel subito al quinto set contro Chung in Australia. Un po’ pochino per chi ormai da un anno è top ten fisso, ma certamente non è il caso di allarmarsi in maniera eccessiva, come è capitato tra gli appassionati, e prima di parlare di giocatore sopravvalutato o promessa mancata, occorre ricordare che a vent’anni il ragazzo è top 5 e ha già due Masters 1000 in cascina. Per intendersi, alla stessa età Federer non poteva vantare questo palmarés.
Dopo aver messo piede in Florida però le cose hanno iniziato a girare meglio sia per l’americano che per il tedesco. Isner ha analizzato in conferenza stampa i motivi che gli hanno permesso di voltare pagina dopo il pessimo inizio di stagione: “Dopo Acapulco sono stato a Dallas per alcuni giorni. Poi a Los Angeles prima di Indian Wells. Ho lavorato un sacco. Ma si sa che il duro lavoro non paga subito”, sottolinea Isner. “Infatti ad Indian Wells ho perso un match molto tirato in cui ho avuto match point (contro Gael Monfils, ndr). Ma le ragioni per cui ho giocato così bene sono due. Penso che il successo in doppio ad Indian Wells abbia aiutato molto. Mi ha tenuto in modalità partita. Giocare in situazioni di pressione, anche se in doppio, mi ha aiutato molto. Quando ho fatto bene in doppio in passato poi il successo si è ripetuto anche in singolare”.
Molto meno circostanziata la risposta di Zverev ad una domanda simile: “Penso che sia tutto frutto dell’allenamento. Ho ricominciato ad avere fiducia e a giocare bene in allenamento. Penso di aver giocato bene ad Acapulco, poi ho avuto un piccolo dolorino contro del Potro. È stato un peccato, ma ora sto molto meglio. Sono contento di dove sono ora e per fortuna potrò giocare un altro grande match qui, poi mi preparerò per la stagione sulla terra“. Se è vero, come diceva Wallace, che l’afasia è l’essenza stessa del talento, allora Zverev di talento ne ha davvero da vendere.
IL PRONOSTICO
I due si sono già incontrati tre volte con altrettante vittorie di Zverev. Curiosamente i precedenti sono stati tutti giocati a livello di Masters 1000, incluso il match dell’anno scorso proprio a Miami (conclusosi dopo tre tiebreak). Sorride al teutonico anche il dato relativo alle vittorie in finale. Sascha ha infatti vinto sei volte su nove quando ha raggiunto l’ultimo atto di un torneo (2-0 nei “1000”), mentre Isner è in perfetta parità (12-12), ma il passivo nelle finali 1000 è pesante (0-3). Per spezzare una lancia in favore dello statunitense, c’è da dire che si è sempre trovato di fronte avversari all’apice della forma come l’ottimo Federer del 2012 o le strepitose versioni di Nadal e Murray, rispettivamente targate 2013 e 2016. Precedenti, record in finale e ranking sembrano tutti gridare a gran voce il nome di Alexander Zverev come trionfatore del torneo, ma si sa che i numeri non sono sufficienti a porre l’alloro sulla bionda chioma del ragazzo di Amburgo.
Se infatti il gioco seguisse pedissequamente tali regole, lo sport sarebbe solo burocrazia. Il campo, unico parametro valido e giudice ultimo di ogni contesa, ci parla di uno Zverev solido come ai bei tempi, ma anche di un Isner ai massimi storici per rendimento e qualità di gioco. Contro del Potro il gigante di Greensboro ha messo in mostra tutta la sua panoplia offensiva, magistralmente supportata dal solito servizio devastante, e se manterrà tale livello di gioco potrebbe essere molto complicato anche per il miglior Zverev trovare il ritmo giusto. Inoltre dall’inizio del 2017, Isner ha un record di 5 vittorie e 2 sconfitte contro top 10. Per una volta quindi, ci sentiamo di dire che il destino della partita non sarà nelle mani del giocatore più blasonato. Se il rendimento di Isner dovesse essere lo stesso dei match passati, Zverev dovrà sfoderare la mentalità da campione che in tanti si aspettano da lui per cogliere le eventuali occasioni e per non farsi prendere dal nervosismo in un eventuale (o eventuali?) tiebreak. In caso di vittoria, entrambi eguaglierebbero il proprio best ranking (3 per Zverev, 9 per Isner), mentre con una sconfitta rimarrebbero appena un gradino sotto (dunque rispettivamente 4 e 10).