Quel pazzo game della 18enne Sofya Zhuk

È tornata in campo Serena Williams e ce ne siamo accorti tutti: l’età, la gravidanza, una forma fisica ancora rivedibile, tutto quello che volete, ma il suo braccio nella WTA è un unicum assoluto. Ma attenzione però a dire che il circuito femminile non sia in salute: ad arrivare in fondo ai tornei, quest’anno, sono state spesso le solite (Wozniacki, Halep e Kerber in testa) che sin da subito hanno palesato un ottimo stato di forma. Escluso il fattore Federer, sembra anzi che tra le donne le gerarchie siano più rigide che tra gli uomini. Non manca neanche la spinta delle nuove leve, soprattutto qui in California: Kasatkina, Sabalenka e Osaka si stanno facendo rispettare, Vondrousova sembra pronta per un primo exploit. Oltre alle nuove, però, anche le nuovissime: Amanda Anisimova (classe 2001) l’ha nascosta a Parmentier e Pavlyuchenkova e ora tenterà di scalfire Golia-Kvitova, Caroline Dolehide (classe 1998) ha battuto Cibulkova e nell’ultima giornata di incontri Sofya Zhuk, nata a Mosca l’1 dicembre 1999, ha eliminato la diciottesima testa di serie Magdalena Rybarikova. L’ha fatto così.

Si era sul campo 6, la solita accorata partecipazione del pubblico californiano galvanizzato dalla verve della giovane – e graziosa, per onestà di cronaca – Sofya. Scuola moderna: colpi incisivi, solidi, e la garra con cui si fa strada. Quella che le è servita per non lasciarsi scoraggiare dagli undici match point che Magdalena le ha annullato nel decimo game del secondo set. Non è usuale che una ragazza di 19 anni, dopo aver mancato così tante occasioni, riesca poi con estrema disinvoltura a strappare il servizio alla sua avversaria – a zero, per giunta – e chiuda l’incontro senza colpo ferire. Sofya Zhuk è in tabellone grazie a una wild card, ‘guadagnata’ grazie alla finale raggiunta nel primo dei due tornei dell’Oracle Challenger Series. Nonostante non sia statunitense, e quindi eleggibile per il regolamento del mini-circuito inaugurato nel 2018, l’organizzazione di Indian Wells ha deciso di premiare il suo percorso con uno delle wild card ‘libere’. E ha avuto ragione, eccome.

Il dettaglio degli ultimi tre game, a partire da quello ‘incriminato’

Pensavo fossero quattordici! No? Dodici? Beh, sì… erano tanti“. Comprensibile perdere il conto di tutti quei match point, sul campo. “Ero un po’ nervosa: cioè, volevo portare a termine la partita, ma ero anche molto nervosa. Non potevo credere di avere davvero un match point, è questa la ragione principale per cui ero nervosa: cioè, lei è la numero 17 del mondo, l’ho vista alla TV quando ha giocato la semifinale di Wimbledon… e io ci sto giocando adesso!

“Quando ho avuto il primo match point ho capito che potevo vincere davvero. Poi lei mi ha breakkato, quindi dovevo contro-breakkarla per tornare in vantaggio; ho visto che era un po’ stanca, aveva corso tanto, e ho pensato ‘questa è la mia ultima occasione, o altrimenti non riuscirò più a vincere’. Quindi ho vinto il game… a zero! Se ho realizzato di essere al terzo turno? Non esattamente, però dopo la prima vittoria ero molto tranquilla, mi sono allenata con grande serenità”. Ora un’occasione che più ghiotta non si potrebbe al terzo turno di un Premier Mandatory: la sfida contro l’altra wild card Danielle Collins, che l’aveva sconfitta in finale a Newport Beach un mese e mezzo fa. Una rivincita che potrebbe valere un prestigioso ottavo di finale e un passo deciso verso la top 100.