Fognini carbura e supera Jarry. È principe di San Paolo
[2] F. Fognini b. N. Jarry 1-6 6-1 6-4 (Marco Vitali)
L’atto conclusivo del Brasil Open di San Paolo, in cui si affrontavano il nostro Fabio Fognini e Nicolas Jarry, ventiduenne di Santiago del Chile e nipote di Jaime Fillol – icona del tennis cileno agli inizi degli anni ’70 e per tutta la decade successiva, protagonista, tra le altre, della finale Davis che l’Italia vinse nel 1976 in terra cilena – ha appena emesso il verdetto. E Il vincitore è – o, se preferite la locuzione americana vista la concomitanza con la notte degli Oscar – “and the winner is”: Fabio Fognini
PERCORSI LONTANI, PERCORSI VICINI – Navigando a ritroso nel torneo, il cammino che ha condotto i due contendenti all’appuntamento odierno è stato molto diverso: Fabio non ha concesso un set ai tre avversari fino a oggi incontrati – Domingues, Garcia Lopez e Cuevas – stando in campo la media di 1h e 10minuti per partita, per un totale di 3h e 27minuti; Jarry ha vinto tutti e quattro gli incontri precedenti – su Lajovic, Pella, Ramos-Vinolas e Zeballos – al set decisivo per una durata media di ogni match pari a 2h e 15minuti, per un totale di 9h e 3minuti.
A questa notevole differenza, fa invece da contraltare più di un’affinità nell’avvio di stagione: entrambi semifinalisti a Rio de Janeiro, entrambi alla prima finale stagionale ed entrambi che si trovano ad aver già racimolato, prima di questo torneo, un interessante bottino in termini di punti nell’ATP Race – 450 Fognini, 350 Jarry – tutti elementi che denotano l’attraversamento di un momento molto caldo dal punto di vista tennistico.
PARTENZA SPRINT – L’inizio di Jarry è devastante: primo game di servizio tenuto a zero con 3 prime su 4, primo game in risposta iper-aggressivo vinto a zero e secondo game di servizio tenuto nuovamente a zero con una prima vincente e un ace. Morale: 3-0 in pochi minuti e parziale di 12 punti a 0.
Per Fabio non è una partita semplice – Jarry è un giocatore che da poco ritmo – ma può iniziare da due cose che ci può mettere di suo: una maggiore attivazione a livello di gambe e piedi e la conquista di una posizione in risposta più vicina alla linea di fondo per non essere travolto dalla traiettoria alta del servizio del cileno che, complice l’altitudine di 760m del Ginasio, gli finisce spesso sopra la spalla.
Questi due fondamentali accorgimenti stentano però per tutto il primo set e così, dopo un game a tesa tenuto al servizio, Jarry piazza il secondo break e con un game solido al servizio si aggiudica il primo parziale per 6-1 in 22 minuti.
LA RIBELLIONE – C’è bisogno di una scossa e Fognini lo percepisce. Nonostante un primo turno di servizio tutt’altro che brillante, si porta sull’ 1-0 e l’incoraggiamento che si dà dopo l’ultimo punto del game è un primo segnale di ribellione all’andamento del match.
Nel game successivo conquista il break a 15 grazie anche alla complicità di Jarry che commette 4 errori non forzati, ma il game fondamentale è il terzo: Fognini salva tre palle break da 0- 40 – la terza con una palla corta – ne annulla una quarta un po’ fortunosamente su un’accelerazione di Jarry che termina in corridoio di pochi centimetri e si aggiudica il game del 3- 0 con un servizio vincente.
Ci sono ancora alcune sbavature, non è la quiete dopo la tempesta, ma quantomeno uno stato di calma apparente. Dopo due game senza scossoni, nel sesto game Fognini piazza il secondo break e, dopo 58 minuti, restituisce il 6-1 del primo parziale.
UN MOTTO, UNO STILE – Fabio comincia bene anche il terzo e decisivo set: riesce a portare gli scambi su un terreno a lui più congeniale, muove l’avversario – e i suoi 198cm – orizzontalmente e verticalmente sia attraverso un servizio vario che col gioco da fondo. Così facendo ottiene il break a zero nel primo game, lo conferma nel secondo e si procura una palla per salire 3-0 nel terzo.
In un momento di estrema difficoltà esce il temperamento tipico dei giocatori sudamericani: aggrappandosi al suo colpo migliore, e il preferito, Jarry annulla la palla break con un ace e accorcia le distanze sull’1-2 e sulla scia di una fiducia ritrovata recupera anche il break di svantaggio portandosi a condurre 3-2.
Sullo stemma della città di San Paolo compare la scritta “Non ducor, duco” che in latino significa “Non mi faccio condurre, conduco”. Fabio raccoglie il suggerimento: torna a condurre le danze infilando un parziale di quattro giochi a uno che gli danno il 6-4 finale, iscrivendo così all’albo d’oro il suo nome all’albo d’oro e il primo di un giocatore italiano dopo le tre finali perse in passato.
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— doublefault28 (@doublefault28) March 4, 2018
UNO SGUARDO AL FUTURO – Più in generale il momento di forma attraversato da entrambi si inquadra in due istanti ben precisi della loro carriera: Jarry ha affrontato la sua prima finale in un torneo ATP, dopo un 2017 trascorso nel tour challenger con la vittoria di 3 tornei e l’ingresso nei primi 100 della classifica. A questo punto diventa prepotentemente il primo candidato a raccogliere il testimone della ricca cultura tennistica cilena che ha visto come sue ultime espressioni Marcelo Rios e Fernando Gonzalez, ormai un decennio fa.
Fognini è di fronte a una delle tante sliding doors a cui un tennista si trova di fronte durante la carriera: superati i 30 anni ormai da diversi mesi, metabolizzati i tempi e gli impegni della paternità, assimilato e consolidato il lavoro con Franco Davin – con cui collabora da più di un anno – conquistato il sesto titolo ATP e raggiunta la 19° posizione del ranking dopo questo risultato, se Fabio riuscirà a dare continuità alla convinzione, alla consapevolezza, alla tranquillità e alla solidità fin qui dimostrate in questo avvio di stagione, si prospetta per lui un anno ricco di soddisfazioni.
Tutto quanto di cui sopra in una giornata infinitamente triste per lo sport italiano, quella della scomparsa di Davide Astori, 31 anni, capitano della Fiorentina. Alla famiglia, agli amici, ai conoscenti, alla società A.C.F. Fiorentina, le più sentite condoglianze.