Cilic: “Nessuno ha chiesto il mio parere per chiudere il tetto”
È cosa assai rara ascoltare dichiarazioni fuori dalle righe da parte di Marin Cilic. Il croato è infatti uno dei tennisti più calmi, cortesi e dotati di fair play del circuito. Seppur con toni molto moderati, nella conferenza stampa post match Marin però ha lasciato trasparire un po’ di amarezza per quanto riguarda la decisione, presa dagli organizzatori, di chiudere il tetto della Rod Laver Arena a causa del gran caldo e di ritrovarsi così a disputare la finale in condizioni indoor dopo due settimane di partite giocate all’aperto. Gli organizzatori hanno motivato la scelta con un comunicato (che trovate QUI) nel quale viene specificato come il WBGT (Wet Bulb Globe Temperature), un indicatore che ingloba i dati di temperatura, umidità, vento e ‘indice UV’, avesse ieri per la prima volta superato la soglie prestabilita di 32.5. Alle 18:30 locali, un’ora prima dell’inizio della finale, il WGBT era di 32.7, per scendere appena di un decimale al momento del primo scambio della partita. La scelta di chiudere il tetto, dunque, è nata dall’aver rispettato alla lettera la ‘heat policy‘ in vigore al Melbourne per salvaguardare la salute degli atleti.
Tuttavia, l’attuale n. 3 del mondo non ha voluto amplificare il dibattito in conferenza stampa, cercando di smorzare eventuali polemiche e sottolineando quanto sia felice del risultato raggiunto in Australia. E non finisce qui: Marin non si accontenta e punta al n. 1.
LA CONFERENZA
Ovviamente non è andata come desideravi. Cosa provi in questo momento?
Certo sono un po’ deluso, è normale. È stata una grande battaglia in cinque set. Nel quarto c’è stata una svolta per me con quel game giocato sul 3-2, sul suo servizio. Ho cominciato a mettere in campo un gran tennis, a colpire molto bene la palla. Poi il primo gioco del quinto parziale è stato più o meno cruciale, con quelle quattro palle break che non ho convertito. Un game piuttosto duro che mi è sfuggito. Ma sono molto felice della mia performance. È stata dura mentalmente. Anche le condizioni erano difficili. In effetti, per tutto il torneo ho giocato i miei match outdoor; mi stavo preparando ad una giornata molto calda, con 38 gradi. Poi è difficile disputare proprio la finale come primo match al coperto. Sarebbe stato diverso altrimenti? Penso di sì. Penso sia stato difficile per me adattarmi, specialmente all’inizio della partita. Con il tetto chiuso era molto più fresco del previsto, è stato estremamente complicato trovarsi in questa situazione, specialmente il giorno della finale.
È stato chiesto il tuo parere sulla chiusura del tetto? Alla fine, pensi sia stata la decisione giusta?
No, non mi è stato chiesto. Mi hanno soltanto detto che ci stavano riflettendo e che avrebbero deciso verso le sette, poco prima del match. Per me non era importante avere il tetto chiuso ma c’è stata una differenza enorme tra i 38 gradi all’esterno e i 23-24 con il tetto chiuso. Non lo so. Non pensavo che avrebbe fatto così freddo.
Pensi che questo sia stato un vantaggio per Roger?
Non lo so. Penso solo al mio gioco. Non mi ero trovato in quelle condizioni prima. Sono entrato in partita molto lentamente ma complessivamente sono felice del mio match. Ho prodotto un gran tennis nelle due settimane, ho disputato match duri, avversari difficili; ho battuto Rafa e ho raggiunto la finale. È stato fantastico. Penso al mio gioco e sono migliorato tanto.
Posso avere un chiarimento? Hai parlato della tua situazione con il referee riguardo al tetto? Credo che una volta Jim Courrier minacciò di boicottare la finale se avessero chiuso il tetto. Ne hai parlato con il referee?
No. Non volevo avere nessun pensiero negativo prima della finale. Cercavo soltanto di concentrarmi sul mio gioco. Alla fine della giornata, non era facile per me far cambiare la decisione, avrei perso solo delle energie prima del match. Ma sto dicendo che è stato diverso dal giocare outdoor.
Avevi l’opzione di allenarti al coperto? Lui ovviamente l’ha fatto.
Sì, ce l’avevo. Ma avendo giocato tutto il torneo sullo stesso campo ed essendomi allenato sempre sullo stesso campo, mi sono riscaldato nelle stesse condizioni. È tutto.
Adesso sei il n. 3 del mondo, dietro Nadal e Federer. Per molti è come arrivare in cima all’Everest. È come un sogno per te o te l’aspettavi?
Il mio grande obbiettivo è raggiungere il n. 1. Punto a questo. È quello per cui sto lavorando. In questi ultimi due anni ho fatto grandi progressi. E poi l’anno scorso sono migliorato in tanti aspetti. Ora, negli ultimi mesi, ho fatto ulteriori progressi e questo mi dà molta fiducia. Ho battuto Rafa qui – certo, si è ritirato – ma è stato comunque un grande match. Poi ho disputato con Roger un’ottima partita. Tutto ciò mi rende molto fiducioso per il futuro. Essere n. 3 è fantastico, specialmente quando davanti a me ci sono loro. Ma so quanto sia difficile, e inoltre Novak, Andy ed altri giocatori hanno avuto una stagione molto complicata l’anno scorso. Per me è un periodo fantastico e sto ancora migliorando.
IL VIDEO DELLA CONFERENZA