Il 2017 di del Potro: Palito è di nuovo fra i grandi
Questa storia inizia dalla fine. Da quello sprint forsennato, perché tardivo, che ha portato Juan Martin del Porto a un passo dalla qualificazione alle ATP Finals. Se Ubitennis fosse un canale televisivo, il racconto assumerebbe forma filmica. E lo spettatore casuale, rientrato a casa sul tardi, porrebbe termine allo zapping non appena dovesse imbattersi nel sorriso triste di Palito. Negli ultimi anni, le vicende della vita lo hanno allontanato dalla passione di sempre, il tennis. Ma gli amici, quelli del circolo, ultimamente gli hanno parlato del ritorno del campione di Tandil, tanto strombazzato dal promo che è passato incessantemente per tutta la settimana. Purtroppo, il lavoro lo ha assorbito completamente, facendogli dimenticare il docufilm sul 2017 dell’argentino. E ora non resta che vederne solo la coda. Siamo a Bercy. Il protagonista, al termine del quarto di finale appena perso contro un ottimo John Isner, è certo di non poter andare alla O2 Arena. Stanco, tanto da rifiutare a priori il ruolo di alternate, e tutto sommato sollevato per aver concluso un’annata faticosa e proficua. Vista così, la stagione di del Potro parrebbe un’incompiuta, ma la serenità trasmessa dal vincitore dello US Open 2009 lascia il telespettatore, spiazzato come chiunque guardi un film già iniziato, incuriosito dalla genesi di questo sentimento. Per capire, non deve far altro che rivedere la pellicola dall’inizio.
LA BENZINA È POCA, NIENTE AUSTRALIA
L’inizio dell’anno non è di quelli esaltanti. Condivisibile quanto si voglia, la scelta di non partecipare al primo Slam dell’anno – perché a corto di fiato per il convulso finale del 2016 – sembra rappresentare l’ennesimo passo indietro per del Potro. Fra i tifosi più pessimisti comincia a serpeggiare la sensazione che i problemi fisici non lasceranno mai in pace il gigante argentino. L’esordio è rimandato di un paio di mesi. Durante i quali va curata la preparazione atletica.
Terminando la tarde de entrenamiento. Chau primera semana. ” class=”wp-smiley” style=”height: 1em; max-height: 1em;” /> // Afternoon training. The first week of my pre-season has ended. ” class=”wp-smiley” style=”height: 1em; max-height: 1em;” /> pic.twitter.com/z5peBtN3wQ
— Juan M. del Potro (@delpotrojuan) January 13, 2017
Il battesimo agonistico avviene a Delray Beach, dove a fermarlo è Raonic, in semifinale. Ad Acapulco, ingaggia una bella battaglia con la wild card Djokovic negli ottavi. Vince il serbo, che vendica (parzialmente) la dolorosissima sconfitta di Rio 2016. Juan Martin, dimostra a tratti la cattiveria agonistica di un tempo, ma ancora manca di un po’ di cinismo nei momenti clou. Il Sunshine Double, gli ricorda quanto sia difficile risalire la china partendo da un seeding basso (è intorno alla 35esima posizione). Un pizzico di sfortuna nel sorteggio, ed eccolo nuovamente affrontare (e perdere di misura) il serbo al terzo turno di Indian Wells. Non va meglio a Miami, dove a fermarlo è l’incredibile Federer di inizio stagione.
SI SCRIVE ROMA, SI LEGGE AMOR
Una fiammata illumina lo swing di del Potro su terra battuta, altrimenti anonimo. Un abbraccio collettivo con il pubblico romano, che tocca il climax nell’incontro vittorioso contro Nishikori. L’atmosfera nasce dalla miscela fra l’audience più capace (nel migliore dei casi) di umanizzare il tennis (Bud Collins dixit) e il tennista che forse ancora più del Fedal riesce a toccare le corde dell’emotività. In bilico fra la potenza devastante del suo dritto e le fragilità del suo fisico. La prova del nove, purtroppo per lui e per i generosi sostenitori del Foro Italico, non viene superata. Ancora una volta, Palito è vittima della maledizione Djokovic nei quarti di finale.
Grazie per tanto amore, Roma! pic.twitter.com/BXtD51wDli
— Juan M. del Potro (@delpotrojuan) May 18, 2017
Se non altro la sua presenza al Roland Garros, dopo 5 anni, è un dato degno di nota. Meno la sconfitta con bagel finale subita da Andy Murray al terzo turno. La strada da percorrere sembra ancora lunga.
E QUANDO MENO TE LO ASPETTI…
La torre di Tandil vivacchia, come quelle squadre di metà classifica incapaci di picchi di rendimento. Sconfitto persino da Gulbis a Wimbledon, la situazione non migliora con i tornei di avvicinamento agli US Open. Shapovalov lo sorprende a Montréal, il futuro vincitore Dimitrov lo sconfigge a Cincinnati. Nulla sembra far presagire quello che sta per accadere. In un’edizione di Flushing Meadows martoriata dalle defezioni, Juan Martin esce dal torpore e infila, uno dietro l’altro, Bautista Agut, Thiem, rimontando uno svantaggio di due set e annullando due matchpoint, Federer per cedere a Nadal dopo aver vinto un primo set giocato in modo stellare. Prestazioni maiuscole in cui torna a farsi vedere il rovescio coperto, la vera arma in più di cui per troppo tempo il suo arsenale è stato privo. Segno che il polso non lo preoccupa più. Si tratta della prima semifinale in un major da Wimbledon 2013. Il punto di svolta della stagione.
Torneo inolvidable. Gracias por el amor y por los momentos increíbles. / I won't forget this. Thanks for the love, #usopen. ☺️❤️ pic.twitter.com/6VeMbs7y9X
— Juan M. del Potro (@delpotrojuan) September 9, 2017
UNA CORSA FOLLE ED ESALTANTE
Ora del Potro sembra averci preso gusto. Favorito anche dalle condizioni che probabilmente preferisce (cemento indoor), l’argentino affronta con piglio lo swing asiatico. A Pechino non supera gli ottavi. A fermarlo, Grigor Dimitrov, un altro giocatore molto caldo. A Shanghai la sua corsa è interrotta solo da uno strepitoso Federer, costretto comunque al terzo set. La vittoria è nell’aria e arriva puntuale a Stoccolma, dove stavolta Dimitrov non riesce ad arginare la sua potenza. Anche la classifica comincia a riflettere il reale valore del tandilese. Non manca molto per approdare nei top 10. Addirittura, un ulteriore allungo consentirebbe a del Potro di qualificarsi per Londra. Un’altra finale a Basilea con Federer, un altro match perso di misura. Juan Martin, sembra un po’ appesantito. I suoi match sono caratterizzati da un’apparente pigrizia, che viene improvvisamente spazzata via da folate di vero e proprio raptus agonistico durante le quali fa i buchi nel cemento. Fatto sta che la lunghissima volata non può non farsi sentire. È a questo punto che il nostro telespettatore comincia a vedere il film. E qui le cose vengono inquadrate nella giusta prospettiva. Ora è chiaro il perché della serenità dell’argentino, nonostante la cocente sconfitta con Long John Isner. Per chi ha iniziato la stagione al numero 38, aver mancato di un niente le Finals non è così grave. Come conferma lo stesso protagonista, se “sto bene, il 2018 può essere un grandissimo anno per me”. Suerte, Palito. E salute. Tu meriti entrambe, il tennis merita te.