ATP Bercy: Nadal, quanta fatica. Out Thiem e Dimitrov

[1] R. Nadal b. P. Cuevas 6-3 6-7(5) 6-3 (a breve la cronaca)

 

F. Verdasco b. [5] D. Thiem 6-4 6-4 (da Parigi, Chiara Gheza)

Nel secondo ottavo di finale di giornata si incontrano nell’arena centrale il numero 5 del mondo, Dominic Thiem, e lo spagnolo Fernando Verdasco, apparso particolarmente grintoso da inizio torneo. Un solo precedente tra i due giocatori: un infinito secondo turno sull’erba di Wimbledon nel 2015, vinto da Verdasco. Entrambi i contendenti si giocano il loro primo accesso in carriera ai quarti di finale del Rolex Paris Masters. Fernando si presenta in campo con una vistosa fasciatura al ginocchio sinistro, ma da come si muove sul terreno di gioco non sembrano esserci particolari problemi, anzi il ritmo imposto dallo spagnolo su Dominic è a dir poco indiavolato. Il quinto gioco decide il set: Verdasco fa correre Thiem per tutto il campo e gli strappa il servizio. Tanto è sufficiente allo spagnolo per giocare in scioltezza sui proprio turni di battuta e chiudere per 6-4, esultando in direzione del suo angolo. La musica non cambia nel secondo parziale, Thiem non sente la palla ma Verdasco dal canto suo non gli concede respiro. Nel terzo gioco arriva il break di un Fernando in trance agonistica. Dominic ha un sussulto nel’ottavo game quando riesce a strappare il servizio all’avversario, ma è solo un’illusione per l’austriaco. Nel gioco successivo Verdasco mette in campo tutta la sua grinta e si riprende il break. L’ennesimo errore di Thiem consegna la vittoria finale a Fernando. Ora lo spagnolo attende il vincente tra Jack Sock e Lucas Pouille.

[Q] F. Krajinovic b. [WC] N. Mahut 6-2 3-6 6-1 (da Parigi, Chiara Gheza)

Su un campo numero uno gremito continua a sorprendere il serbo, entrato nel tabellone principale passando attraverso le qualificazioni, Filip Krajinovic, che estromette dal torneo la wild card francese Nicolas Mahut. Il primo set vola via veloce per Filip che, anche grazie a un’ottima giornata al servizio, si impone 6 giochi a 2 su un Nicolas sofferente per un problema al polpaccio destro. Il secondo parziale accende gli animi degli spettatori di casa: Mahut, che indossa una mise particolarmente patriottica firmata Lacoste, forza il serve & volley e, per la gioia di un pubblico che continua a sostenerlo, porta il match al terzo set. Lo spettacolo in campo è piacevole e l’atmosfera sugli spalti festosa. La brutta notizia per Nicolas e per i suoi sostenitori è che il tennista non è al top della forma fisica (prova con lo stretching al polpaccio, appoggiandosi al seggiolone dell’arbitro) e, pertanto, non riesce a onorare al meglio il parziale decisivo. Krajinovic resta concentrato e conclude il match con un vero e proprio monologo: 6 a 1 per il serbo alla fine. Mahut esce tra gli applausi di ringraziamento per aver comunque stoicamente terminato l’incontro sul campo. Filip dal canto suo vola ai quarti di finale di questo Paris Rolex Masters dove incontrerà il vincente tra Pablo Cuevas e il re del ranking ATP Rafael Nadal.

[9] J. Isner b. [6] G. Dimitrov 7-6(10) 5-7 7-6(3) (da Parigi, Luca Baldissera)

Il finalista della scorsa edizione del masters 1000 parigino, lo statunitense John Isner, sul duro indoor è un cliente terribilmente difficile per chiunque. Se ne accorge molto bene il bulgaro Grigor Dimitrov, che per l’intero primo set cerca di scalfire, arrivandoci però solamente vicino (due palle break non trasformate, una concessa), il servizio al fulmicotone dell’altissimo avversario. Ma giocare contro Isner non è complicato solamente a causa delle battute spesso imprendibili scagliate da 2 metri e 8 centimetri di altezza, più braccio e racchetta: “Long John” è infatti un maestro del tennis percentuale, del prendersi i rischi giusti nei momenti corretti, tirando in particolare il dritto a chiudere e scendendo a rete in modo accorto per mascherare l’ovvia difficoltà negli spostamenti. E nel tie-break a cui arriva il primo parziale, dopo tre set point non trasformati (brutto un errore di rovescio sul terzo, in effetti), Isner fa valere la sua attitudine di giocatore da uno-due, rimanendo sempre in vantaggio di un punto, fino a incassare il doppio fallo di Grigor che gli consegna il 12-10. Il pubblico apprezza, dai posti bassi della tribuna stampa sento gli sbuffi di comprensibile frustrazione del bulgaro.

Nel secondo set, a Dimitrov viene almeno risparmiata l’ansia costante di servire per secondo, e Grigor sembra partire bene con due palle break consecutive (contro Isner, quasi un avvenimento) conquistate nel secondo game, ma quattro legnate di John risolvono il problema. Scuote la testa Dimitrov, come a chiedere “ma che devo fare per prendermi un vantaggio?”, e il match prosegue nel segno dell’equilibrio, nessuno dei due va più oltre il 30 sulla battuta dell’altro fino al 6-5 per Grigor, servizio John. Qui, per la prima volta la “macchina” Isner si inceppa per un attimo, con due doppi falli concede set point, lo annulla bene salvandosi a rete, ma poi ancora il servizio incredibilmente gli si blocca, e il terzo doppio errore consegna il set a Dimitrov. Ecco la risposta, caro Grigor, non dovevi – o potevi – fare niente, c’era solo da aspettare e sperare nel regalo dell’altro.

A questo punto Long John appare anche stanco, si tocca l’inguine, abbassa la testa (quante volte gli sarà successo in carriera di perdere un set con tre doppi falli nell’ultimo game?), il terzo parziale vede ancora palla break per Grigor nel secondo e nel quarto game, ben annullate. Dalla mia postazione il linguaggio del corpo di Isner non promette nulla di buono, e infatti il turno di servizio successivo dello statunitense è quello del patatrac: tre palle break, e il passante lungolinea di rovescio di Dimitrov che alla fine va avanti 4-2. Sembra fatta per il bulgaro, che arriva a match-point sul 5-2 (cancellato bene da John), va a servire per chiudere sul 5-3, ma nel più classico dei momenti da paura di vincere, cede la battuta a 15, per la prima volta nell’intera partita. Pochi minuti dopo, siamo al tie-break decisivo: francamente, colpa di Grigor esserci arrivati. Con la scioltezza di braccio di chi è ben conscio di essere un sopravvissuto nel match, Isner tira tutto, vince, e diventa l’ago della bilancia per la corsa alle ATP Finals. Sarà lui a decidere del destino di Juan Martin del Potro, suo avversario domani nei quarti di finale.

(in aggiornamento)

Risultati:

[13] J.M. del Potro b. R. Haase 7-5 6-4
F. Verdasco b. [5] D. Thiem 6-4 6-4
[Q] F. Krajinovic b. [WC] N. Mahut 6-2 3-6 6-1
[9] J. Isner b. [6] G. Dimitrov 7-6(10) 5-7 7-6(3)
[16] J. Sock vs b. [17] L. Pouille 7-6(6) 6-3
[WC] J. Benneteau b. [7] D. Goffin 6-3 6-3
[1] R. Nadal b. P. Cuevas 6-3 6-7(5) 6-3
[3] M. Cilic vs [14] R. Bautista Agut