Wimbledon: Federer splende e arriva in finale immacolato

dalla nostra inviata a Londra

[3] R. Federer b. [11] T. Berdych 7-6(4) 7-6(4) 6-4

Panta rei… No, non per Roger Federer. Il fuoriclasse svizzero è ancora più forte dello scorrere della cose e del tempo: a 35 anni e 342 giorni, si regala l’11a finale a Wimbledon, diventando il 2° tennista più anziano della storia a raggiungere l’ultimo round a Londra, proprio sotto lo sguardo di colui che detiene il record, il campione australiano Ken Rosewall (in finale a Wimbledon nel 1974 a 39 anni e 246 giorni). Vi giunge per la terza volta, come nel 2006 e nel 2008, senza perdere un set. Si tratta inoltre della 29a finale Major, raggiunta con la 90esima vittoria a Church Road. Detentore del record di match vinti sull’erba, Federer allunga i numeri con 163 partite vinte sul manto verde, a fronte delle 24 sconfitte. Roger ora è a un passo dal 19° sigillo slam e dal primato degli otto trionfi all’All England Club.

Con il successo di oggi per 7-6(4) 7-6(4) 6-4 in 2 ore e 18 minuti, lo svizzero realizza la 19a vittoria in 25 scontri diretti contro un ottimo Tomas Berdych, calibrando perfettamente le accelerazioni e le frenate e inanellando così gli ultimi otto successi contro il 31enne ceco. Negli slam, Tomas lo aveva sconfitto proprio in semifinale sui prati di Wimbledon nel 2010 e allo US Open nel 2012. È la quarta partita che i due disputano sull’erba e Roger aveva vinto già due volte. Performance da manuale dello svizzero, ottimo con la prima di servizio e in risposta; sempre propositivo e in fiducia, ha saputo trovare geometrie estreme con una precisione chirurgica e inventarsi magie nei momenti più complicati. Ma grande onore a Berdych che ha tentato di affondare il più possibile con i fondamentali, spingendosi spesso in avanti per rubare il tempo all’avversario e chiudere al volo, approcciando la rete ben 36 volte, una rarità per il suo tipo di gioco. Certo, è mancato nei momenti chiave nei due tie-break, surclassato da un Federer davvero “spietato” quando la posta in gioco aumentava.

Marin Cilic, vittorioso su Sam Querrey, domenica cercherà di vendicare il match perso l’anno scorso contro l’ex n. 1 del mondo. Roger è in vantaggio 6-1 negli scontri diretti e l’unica vittoria di Marin risale allo US Open 2014 quando poi sollevò il trofeo.

 

La cronaca del match

Da circa dieci minuti Marin Cilic è il primo finalista di Wimbledon 2017. Sul Centre Court c’è grandissima attesa per il match che vede opposti il 18 volte campione Slam Roger Federer e il n. 15 del mondo Tomas Berdych. Eccoli fialmente… E, ovviamente, il pubblico esplode in un boato assordante all’ingresso in campo dei due, in particolare quando è Federer a muovere i primi passi sull’erba del Centrale… Gioco d’apertura serrato tra i due, tant’è che c’è subito una palla break svizzera. Ma non s’ha da fare per il momento e il ceco si salva. Nel frattempo, a godersi il sole dal Royal Box ospiti d’eccezione: Nico Rosberg, David Attemborough, Jude Law, Rod Laver… così come Stefan Edberg, elegantissimo in un completo blu, siede nel box del campionissimo, accanto a mamma Lynette Federer, in compagnia dell’ex tennista francese Arnaud Boetsch.

I due approdano sul 2-2. Ma ecco che Roger fa la differenza e, dopo aver beneficiato di altre due palle game sul servizio del ceco, riesce a staccarlo sul 3-2 per poi allungare 4-2. Deliziati gli spettatori grazie alle prodezze dello svizzero, soprattutto con i passanti di rovescio, chirurgici e spietati con il ceco, che non può che stare a guardare quando schizzano via come fucilate.

Alcune malaugurate palle steccate dallo svizzero portano Tomas in vantaggio ed ora è lui a sorprendere l’avversario al servizio, raggiungendolo sul 4-4 per poi sorpassarlo con il 5-4. Un Roger visibilmente indispettito ribatte intascando a zero il gioco del 5-5. Il pubblico è un continuo incitare l’ex n. 1 del mondo alla minima difficoltà o errore. Un dritto sparacchiato da Berdych procura un’altra posibilità di vantaggio a Roger ma il ceco è prontissimo ad annullarla con un ace. È centrato, Berdych. Da fondo fa schioccare pesanti e tese fucilate; si trova in difficoltà però negli spostamenti laterali, da sempre suo tallone d’Achille. Tuttavia, in avanzamento, è dirompente.

Rischia di nuovo Tomas e, ancora, il servizio gli viene in aiuto. Il vantaggio è del n. 15 ATP che sale 6-5. Si giunge così al tie-break. Entrambi sono ottimi al servizio; tuttavia anche lo svizzero rivela qualche difficoltà nei recuperi laterali. Comunque, non vuole lasciare tempo all’avversario e, aggressivo da fondo, sale 3-1 e poi 5-3, grazie, inoltre, ad un “calcio di rigore” di dritto a metà campo sbagliato dal ceco. Ed ecco due setpoint per lo svizzero che si porta 6-4. Federer non fallisce e l’esplosione di gioia del pubblico sigilla il 7-6 rossocrociato. Ottimo al servizio, solido da fondocampo, estremamente lucido, Federer appare grintosissimo. Una curiosità: ora gli ace salgono a 10.047, avendone messi a segno finora 4.

Un altro dritto risolutore a metà campo e via. Roger inaugura nel migliore dei modi il secondo parziale mettendo a segno il primo gioco. Continua a brillare, tant’è che si procura un’altra palla per il 3-1, salvata però prontamente da una sassata di Berdych che, quest’oggi, mette in campo un repertorio più vario rispetto ai suoi standard. L’ex n. 4 del mondo infatti si spinge spesso nei pressi della rete, cercando di prendere il tempo a Federer, senza limitarsi soltanto al bum bum da fondo. Il fuoriclasse di Basilea continua a deliziare gli spettatori, questa volta con un passante in corsa in recupero ad un attacco di Berdych, che rimane basito. Sale ancora, 3-2. In svantaggio 0-30 e servizio, Roger corre ai ripari, ancora con il servizio. Ma attenzione, perché con un dritto al fulmicotone, Berdych si procura una palla per strappare il servizio allo svizzero. Il tennista rossocrociato non si scompone e, grazie ad un dritto incrociato stretto fulminante, risolve la situazione. E poi… servizi vincenti e passanti, come quello che, come dice Gianni Clerici seduto accanto in tribuna, “questo colpo non sa neanche lui come ha fatto a farlo“, un passante di rovescio in recupero estremo eseguito con una lieve spinta del polso, di grande difficoltà. Si porta ancora in vantaggio 5-4 per poi volare sul 6-5. Ed è ancora tie-break. Federer è impeccabile nel trovare le geometrie del campo, spiazzando Berdych con traccianti millimetrici. Prende il largo sul 5-1. Berdych si riavvicina sul 3-5. Lo svizzero si procura tre palle del set salendo 6-3 e, alla fine, fa sua anche la seconda frazione per 7 punti a 4, esattamente come nel primo set.

Sul 2-2 della terzo, Federer spreca l’occasione di strappare la battuta all’avversario che, alla fine, si salva e passa a condurre per 3-2. Due volé fallite consegnano a Berdych due occasioni per salire 4-2; ma… l’ex n. 1 del mondo le annulla con un servizio vincente e un ace, per poi inanellare altri due ace, regalandosi il 3-3. Non solo. Dopo 2 ore e 10 minuti giunge il primo break del match, ed è svizzero. Federer non lascia scampo a Berdych e allunga le distanze sul 4-3 e servizio. Prende ulteriormente il largo sul 5-3. Berdych fa un passo in avanti sul 4-5 ma, alla fine, dopo 2 ore e 18 minuti, il campionissimo svizzero continua a scrivere la storia del torneo di Wimbledon e del tennis, issandosi all’11a finale sull’erba inglese, la 29a finale in un torneo dello slam. Approda alla finale senza mai aver perso un set, come nel 2006 e nel 2008.

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