Cecchinato in esclusiva: “Tutto alle spalle. Wimbledon un premio”
Poco dopo la fine del Maldini Day al Challenger di Milano, avevamo raggiunto Marco Cecchinato al bar del circolo, intorno ad un tavolino quadrato al centro dell’elegante sala in parquet. Alle nostre spalle il ristorante riservato alla ATP, affacciato su una terrazza che da sul campo Centrale. Marco ha il viso cotto dal sole e dai chilometri percorsi (finale al Challenger di Todi poche ore prima), ma finalmente disteso dopo un anno travagliato: il percorso legale che alla fine lo ha visto incolpevole, la difficoltà e l’umiltà di rimettersi in gioco partendo dal basso, dopo aver assaggiato i primi turni dei tornei più importanti. Addirittura costretto a cambiare numero di telefono per evitare seccature. Ora è cambiato tutto, e Cecchinato è pronto a dare tutto se stesso, di nuovo: a Milano la sua corsa si è arrestata in semifinale, dopo aver giocato due incontri in un solo giorno a causa della pioggia.
Lo avevamo incontrato a inizio settimana, dopo il primo turno in cui aveva superato il lituano Laurynas Grigelis, potente colpitore da fondo sopratutto con il rovescio. Tre ore di partita, sotto un set e un break nel terzo, alla fine ne è uscito vincitore: “Tosta, più di tre ore di gioco! Ma sapevo sarebbe andata così, sono arrivato qui solo ieri, dopo cinque ore di auto e con una finale nelle gambe: a Todi le condizioni erano anche diverse, insomma adattarsi non è stato facilissimo”. La finale in Umbria appunto, persa contro il davisman argentino Federico Delbonis: è la terza della stagione, dopo il torneo vinto al Garden di Roma, e la sconfitta a Ostrava nel derby contro Stefano Travaglia. Una stagione che a livello Challenger sta dando soddisfazioni: “Sì, un’ottima stagione finora. Sto lavorando bene con Simone e il mio preparatore: ma è un punto di partenza, sono di nuovo nei primi 100 e sono entrato a Wimbledon. Dobbiamo essere bravi adesso a far bene anche nella seconda parte di stagione”. Il suo nuovo coach è infatti Simone Vagnozzi, 34 anni, ormai ex tennista con un best ranking di 161 in singolare, un titolo Challenger in singolare e quindici in doppio. Con lui, Marco sta lavorando duramente: “Sicuramente atleticamente mi sto impegnando moltissimo, insieme anche al mio preparatore. Poi molto tempo a insistere su servizio e dritto: piano piano stiamo migliorando in ogni compartimento, anche se è ancora lunga la strada“.
Lo scorso anno il caso scommesse che lo ha coinvolto: la sentenza di secondo grado condannava Cecchinato per aver leso “l’articolo 1 relativo ai doveri di lealtà, probità e correttezza”, ma era stato scagionato dall’accusa di illecito sportivo. In primo grado il Tribunale aveva infatti condannato Cecchinato per aver alterato, al fine di ottenere guadagni illeciti, alcuni match: 18 mesi di squalifica e 40mila euro di multa, poi ridotti a 12 e 20mila dalla Corte d’Appello Federale della FIT. Infine la sessione di udienze a Sezione Unite del Collegio di Garanzia Coni, ultimo grado della giustizia sportiva, che ha decretato l’estinzione del procedimento disciplinare a carico del tennista siciliano accogliendo il suo ricorso. Adesso però non ne vuole più sapere: è rinato, e lo sguardo è solo al futuro: “È stata una bella lezione, ho capito tante cose. Ho archiviato tutto, dato che è finita a dicembre 2016: come ripeto sempre, tutti quelli che non mi vedono dal 2016 mi dicono ‘che bel viso!’. Sono molto cambiato e sono più sereno. È acqua passata, non mi porto più niente dietro e sono contento di come sto lavorando: ora sono concentrato solo sul tennis come dovrebbe essere, e sono tranquillo”. E nel futuro ci sono nuovi obiettivi: “L’unico obiettivo in realtà è continuare su questa strada, giocare il più possibile. Nel mio team c’è un bel feeling e l’obiettivo e mantenere questo livello e questa mentalità. Sono sicuro che a fine anno qualcosa verrà fuori, se proseguiamo così”.
Adesso volerà a Wimbledon, per assaporare un’esperienza nuova frutto del sacrificio e della dedizione; al primo turno troverà Nishikori e il pronostico gli è quanto mai avverso, ma l’importante è esserci: “È un premio, la vivo così; non ho mai giocato un tabellone a Londra, è il giusto coronamento per i sacrifici che ho fatto da inizio anno, e per il livello che ho espresso da gennaio. Poi spero di fare bene anche per iniziare al meglio la seconda parte di stagione”. L’erba non è certo la superficie preferita di Marco, che ride quando racconta la sua unica avventura sui prati inglesi: “Da Junior mi sono qualificato, rimaniamo con quelle buone sensazioni! Ci ho giocato davvero pochissimo in carriera, è una superficie particolare: andrò a Wimbledon senza pressione, tutto quello che arriverà sarà positivo“. A 25 anni, Cecchinato è già un tennista esperto, per quanto ovviamente nel pieno della sua carriera: dietro di lui i vari nomi noti del tennis azzurro, i giovani di cui si parla spesso ma che faticano a emergere. Al Roland Garros abbiamo visto Stefano Napolitano qualificarsi e vincere un turno: “Il movimento italiano è positivo a mio avviso, ci sono molti nomi su cui puntare: Quinzi, Donati, Napolitano. C’è Berrettini, c’è anche Caruana che la settimana scorsa a Todi ha fatto semifinale. Giannessi, Fabbiano ed io siamo entrati nei 100; adesso non ci si deve adagiare e bisogna continuare a lavorare, ma penso che qualcosa di buona possa venir fuori“.
L’ultima riflessione è su se stesso, mentre ci prepariamo a lasciare il tavolino del bar del club, in fermento per la conferenza stampa di Paolo Maldini: qual è lo step successivo per rimanere stabilmente nel circuito maggiore, e abbandonare i Challenger? “Non saprei. Da qui a fine anno difendo pochissimi punti, e uno degli obiettivi è migliorare il mio best ranking (82 nel 2015, ndr); con il mio nuovo team come ho detto stiamo lavorando benissimo. Dopo un momento difficile non era facile tornare nei 100 già a giugno, e migliorare il best ranking sarebbe un bel merito. Io ho tutta la voglia per farlo“.