Murray sulla time violation: “Non è logico avere 20 secondi negli Slam”
Il tema del tempo fra un punto e l’altro è sempre uno dei più caldi soprattutto durante gli Slam, dove i secondi a disposizione sono 20 e non 25 come nel circuito ATP. Questa settimana, la seconda del Roland Garros, sembra che lo sia ancora di più. Dopo le parole di Nadal, Djokovic e Isner, anche Andy Murray torna sull’argomento dopo aver ricevuto due warning dal giudice di sedia Carlos Ramos, lo stesso che nei giorni scorsi si era dimostrato piuttosto severo anche con gli altri due Fab Four in gara, nel quarto di finale vinto contro Nishikori. “Non ho mai avuto problemi con lui”, ha detto in conferenza stampa il numero 1 del mondo riferendosi all’umpire portoghese, “lo ritengo un grande arbitro. Però penso che oggi avesse qualcosa che non andava, o che magari fosse stressato, perché mi ha messo pressione fin dai primi giochi“.
Secondo molti giocatori, i giudici di sedia dovrebbero interpretare la situazione della time violation in modo migliore. Ad esempio tenendo in considerazione la lunghezza del punto appena concluso, la presenza del vento o di un eccessivo caldo, e altri fattori tennistici ed extra-tennistici. Prosegue Murray: “Per noi giocatori è difficile capire se siamo veloci o lenti specialmente sulla terra battuta, dove spesso devi pulire le righe, togliere mucchietti di terra o lanciarti più volte la palla se c’è troppo vento. Ricevere un warning per eccesso di tempo è frustrante e non è logico che negli Slam abbiamo 20 secondi, mentre nel resto dell’anno 25.” La soluzione a questo problema sembra comunque ancora molto lontana, anche perché tutti i tennisti, incluso lo scozzese, si oppongono alla proposta dello shot clock: “Credo che sarebbe troppo stressante avere un orologio, anche se faciliterebbe il lavoro degli arbitri. In ogni caso ci dovrebbero avvisare prima di dare un warning.”