A Dubai il nuovo centro di anti propaganda Isis

Antipropaganda è il termine magico al quale viene affidato il nuovo fronte della lotta contro Isis. Nessuna arma fisica in questo caso, ma semplicemente la forza che immagini e parole riescono a esercitare sulle volontà e a dominarle. La guerra combattuta dal Califfato non prescinde, fin dalle origini, dal potere di condizionamento esercitato da una comunicazione mirata e strutturata per far leva sulle vulnerabilità dei singoli che, opportunamente stimolate, possono trasformarsi negli strumenti necessari per asservirne le menti. Attirati da miraggi e sedotti dalla violenza, volontari provenienti da ogni parte del mondo hanno raggiunto e affiancato i combattenti della jihad vestendo le nere divise del califfato. Stati Uniti ed Emirati Arabi hanno ora deciso di confrontarsi con lo Stato Islamico sul comune terreno della comunicazione. Abu Dhabi è stata scelta come sede del centro media “Sawab Center”, parola araba – sawab – che significa “il modo giusto e corretto”, nel quale saranno concepite le azioni di contrasto alla propaganda firmata Isis, diffuse attraverso media tradizionali e soprattutto web tramite i canali social. L’obiettivo è di “invertire la narrativa” sul gruppo Isis. Il centro, in corso di strutturazione, si avvarrà della collaborazione di circa una ventina di dipendenti a tempo pieno provenienti dagli Emirati e sarà supportato finanziariamente in particolare dal paese che lo ospita. Gli Stati Uniti nel frattempo si stanno attrezzando per rendere ancora più strutturato ed efficace il CSCC, Centro di comunicazione strategica per l’antiterrorismo (Center for Strategic Counterterrorism Communications), istituito nel 2011 e artefice della campagna “Think Again , Turn Away” (Rifletti, allontanati) diffusa su Facebook , Twitter e Tumblr . “L’esercito virtuale on line” di Isis è composto da 90.000 account sparsi in tutto il mondo dai quali vengono diffusi messaggi di testo e video attraverso la rete. Una ramificazione che fa capire quanto il Califfato ritenga importante ai fini del reclutamento, le campagne promozionali e i canali che le supportano. Un primo tentativo di contropropaganda è stato realizzato nel maggio scorso dal Dipartimento di Stato americano che ha diffuso su You Tube, un video dal titolo “Welcome to the “Islamic State” land” costruito per mettere in evidenza le vittime musulmane del terrorismo islamico oltre alla foga distruttrice del movimento. Le immagini sono precedute da una breve prefazione: “Correte, non camminate, verso la terra dell’Isis”, dove imparerete “utili nuove doti” quali “crocifiggere e uccidere musulmani”, “far saltare moschee”, divenire suicide bomber all’interno dei luoghi di culto e sprecare risorse primarie mentre scorrono le immagini delle atrocità compiute dai jihadisti. Il finale offre la punta più alta del sarcasmo che lo governa. “Il viaggio è economico – si legge mentre si vede un cadavere buttato da una altura. “Non avrete bisogno del biglietto di ritorno”. Nonostante le proteste per l’eccessiva violenza rilevata da alcuni e le accuse di maldestra imitazione dei video prodotti dalla controparte, il video è presto diventato virale con migliaia di visualizzazioni. Anche l’Unione Europea ha deciso di muoversi sul fronte dell’antipropaganda dichiarandosi pronta a dare vita ad un gruppo di consiglieri in Belgio per contrastare i messaggi dei jihadisti dello Stato islamico (Isis). Anche in questo caso la via prescelta è quella della contronarrazione ai messaggi postati dai jihadisti sui social media. Di fronte a questa mobilitazione, la rete non è rimasta in silenzio. I militanti di Anonymous, cyber-movimento noto per le sue azioni dimostrative ed i suoi attacchi informatici, ha impiegato le sue capacità per mettere a punto due interventi di sabotaggio informatico che hanno colpito account Twitter, Facebook ed email dei fiancheggiatori della jihad islamica.
Monia Savioli