Nigeria, Boko Haram: il report di Msf

I ripetuti attacchi di Boko Haram tra 2014 e 2015 hanno provocato una preoccupante emergenza umanitaria nello Stato del Borno e in altre regioni della Nigeria. Malattie, abusi sessuali e malnutrizione hanno colpito soprattutto donne e bambini. European Affairs ha chiesto a Isabelle Mouniaman, Program Manager di Medici Senza Frontiere in Nigeria, quali sono le condizioni sociali e psicologiche incontrate nell’attività in questo Paese.

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Dove e da quanto Msf opera in Nigeria?

“Msf è in Nigeria dal 1996. Operiamo in diverse parti del Paese. Nello Stato di Jigawa con un centro di soccorso ostetrico e per la cura della fistola. Nel Sokoto dove curiamo l’avvelenamento da piombo e dove siamo impegnati nel “Noma” (chirurgia ricostruttiva dopo un’infezione facciale cancrenosa). Nello Stato di Rivers (Port Harcourt) con un programma di assistenza per le vittime di violenze sessuali. Oltre a questi progetti, Msf sta combattendo anche altre emergenze (epidemie di morbillo e colera, disastri naturali). Nel corso dell’ultimo anno abbiamo trattato più di 150 mila casi di colera negli stati del Borno e del Bauchi. Msf ha poi ricominciato a lavorare nel Borno nell’aprile 2013, dopo il primo attacco a Baga, ma, per ragioni di sicurezza, il team si è ritirato dalla regione. In questo momento, lì è presente un gruppo attivo dal maggio 2014. Le attività sono incentrate sulle cure mediche per circa 30 mila sfollati dislocati nei tre maggiori campi di Maiduguri (dalle 10 alle 15 mila persone in ogni campo)”.

Dopo l’insediamento di Boko Haram, qual è la condizione dal punto di vista sociale nello Stato del Borno?

“Fino dai maggiori attacchi di Boko Haram dall’inizio del 2014, le condizioni di vita della popolazione del Borno sono diventate sempre più miserabili. La gente ha iniziato a fuggire a Maiduguri, lasciando le proprie case e i propri averi nei loro villaggi. Qualcuno di loro ha tentato saltuariamente di tornare nei propri campi, ma oggi questo non è più possibile a causa dell’insicurezza e della presenza della rivolta in quell’area”.

A quanto ammonta il numero dei rifugiati?

“Secondo la National Emergency Management Agency (Nema), almeno 400mila persone hanno cercato rifugio a Maiduguri. Forse anche di più, ma dobbiamo prestare attenzione alle cifre reali. Ci sono circa 10 campi in città, ma la stragrande maggioranza degli sfollati risiede in centri di accoglienza”.

Eventi traumatici, malnutrizione, malattie: quali sono le condizioni in cui versano donne e bambini?

“Nel team medico di Msf stiamo assistendo soprattutto donne e bambini. Donne incinte e bambini malnutriti vengono seguiti con l’ausilio di terapie speciali. Malaria e infezioni respiratorie: sono queste le malattie più presenti oggi. I pazienti in condizioni più critiche vengono mandati nell’ospedale universitario di Maiduguri. Molti sfollati, inoltre, si sono stabiliti in edifici pubblici come le scuole. Questi rifugi temporanei, però, stanno raggiungendo il loro limite in termini di quantità d’acqua potabile e servizi sanitari. Il rischio di una nuova epidemia di colera è tuttora presente a causa del sovraffollamento e delle pessime condizioni igieniche”.

Le imminenti elezioni stanno contribuendo all’incremento delle violenze nel Paese?

“|Le elezioni, i nuovi attacchi di Boko Haram e il coinvolgimento di forze militari internazionali al confine sono potenzialmente preoccupanti per il futuro di tutto il Paese. Pertanto, Msf ha pronto un eventuale piano d’azione per gli altri stati che potrebbero essere coinvolti da violenze. Nello Stato del Rivers e nella Nigeria meridionale, Msf stano predisponendo una unità d’intervento in collaborazione con le autorità locali. Negli Stati del Borno, di Nagarawa e Taraba, abbiamo intenzione di installare qualche accampamento medico avanzato, se necessario. E supportare, attraverso donazioni, le sale operatorie dei maggiori ospedali. In tutte queste aree, verrà inoltre creato un avanzato sistema per il ricovero dei pazienti nei centri di assistenza sanitaria. Nell’attesa, Msf ha addestrato i dottori provenienti dal Ministero della Salute dello Stato del Borno, così come le nostre equipe, alla gestione delle numerose vittime”.

Giacomo Pratali

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