Nigeria, morti 200 miliziani di Boko Haram. Ma il Paese resta nel caos

La controffensiva dell’esercito del Ciad contro Boko Haram, iniziata a gennaio in Camerun e proseguita ora in Nigeria, sta mettendo l’organizzazione di Abubakar Shekauin difficoltà.L’esercito regolare di Lagos sembra incapace di proteggere la popolazione.E, intanto, un silenzioso Goodluck si avvia verso il secondo mandato

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200 miliziani di Boko Haram sono stati uccisi in Nigeria dall’esercito del Ciad il 3 febbraio. Questo blitz segue quello del 31 gennaio in Camerun, quando le forze speciali di N’Djamena hanno ucciso altri 123 guerriglieri islamisti. Azioni che hanno ottenuto il benestare del segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon, favorevole alla formazione di una forza militare di 7500 unità che, sotto l’egida dell’Unione Africana, combatta l’avanzata del Califfato di Abubakar Shekau.

Saccheggio e distruzione di villaggi, uccisioni di massa: sono la costante di una linea, quella di Boko Haram, che punta a stabilizzarsi in modo definitivo presso lo Stato di Borno (nord della Nigeria), nonostante la mancata conquista della capitale Maiduguri, espandendo i confini del Califfato a Camerun, Ciad e Niger.

La strategia seguita dal Shekau da agosto ad oggi punta a seguire per filo e per segno lo Stato Islamico proclamato in Iraq e Siria da al Baghdadi. L’affiliazione del Califfato all’Isis, la creazione di un’entità parastatale, l’utilizzo della medesima bandiera, la lettura del Corano in una moschea da parte del leader, i prigionieri vestiti di arancione. Sono questi alcuni dei segni più riconoscibili di un avvicinamento ai finanziamenti stanziati dall’organizzazione sunnita a chi si arruola per espandere le proprie insegne in tutto il mondo arabo.

Ma perché Boko Haram ha scelto lo Stato di Borno? Perchè stiamo parlando della parte settentrionale della Nigeria, ovvero la più povera ed arretrata, a differenza del sud sviluppato, coperto economicamente dallo sfruttamento delle risorse petrolifero, ma pervaso anche ad una corruzione endemica. Un nord dove, già prima dell’agosto 2014, era in vigore la sharia e, quindi, più penetrabile. E non protetto da un esercito che appare, al contrario di quello del Ciad, impreparato a difendere la propria popolazione.

Come contraltare, abbiamo di fronte l’assordante silenzio dell’intera classe politica nigeriana, a cominciare dal presidente uscente Jonathan Goodluck. Non solo, il crescente clima di terrore provocato da Boko Haram sembra spingere il Capo dello Stato ad un’imminente rielezione nelle presidenziali del 14 febbraio. Ma se così avvenisse, si aprirebbe un precedente nuovo per Lagos: un secondo mandato consecutivo di ispirazione cristiana in contrasto con l’altra fede religiosa del Paese, l’Islam.

Giacomo Pratali

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